E non è un caso che si sia svegliato

E non è un caso che si sia svegliato

Esiste il caso nel calcio? Il dibattito è presocratico. Certo che esiste, però non è casuale che Cristiano Ronaldo abbia segnato i primi gol ufficiali della sua avventura italiana nella partita di campionato che precede l'esordio in Champions League. Quando si discute sull'ingaggio di Ronaldo, sui 31 milioni netti per quattro anni, sull'età che non è più quella di un campione in erba (va per i 34), si dimentica che la Juventus ha deciso di investire la cifra più alta della storia del calcio italiano per vincere la Champions. A stretto giro. La missione (con la e finale, mi raccomando) di CR7, il vero motivo per cui è qua, sfrondati da ogni orpello, perfino dalle questioni commerciali e finanziarie, è la Champions League. Fa bene Max Allegri a non renderla un'ossessione, ma la Juventus ha un rapporto contrastato con la Coppa dei Campioni. La vuole.

In questi mesi abbiamo letto e sentito che uno dei motivi per cui Ronaldo e la Juventus si sono annusati sta nella rovesciata-gol da cineteca e nell'applauso dello Stadium, ammirato. E' vero c'è stato subito feeling, ma non sono state né la commozione, né la simpatia a spingere Ronaldo e la Juventus uno delle braccia dell'altra. E' stata la consapevolezza che la Champions è il salone delle feste di CR7, un po' come si diceva che Wimbledon fosse il salotto di Boris Becker. Ronaldo è l'uomo Champions, nessuno la fiuta e la punta come lui. Inutile girarci intorno.

Per vincere l'ottavo scudetto consecutivo la Juventus poteva tenersi Higuain o venderlo e giocare con la squadra che ha. Non avrebbe fatto differenza. CR7 è qui per Valencia e poi per tutti gli altri. Per vincere a Madrid. Credete che sia un caso che la finale sia laggiù?

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