"Effetto Parigi e la maglia azzurra. La fame di vittorie è più grande..."

La capitana dell'Italvolley è laureata in Scienze dell'alimentazione: "Altro che pancia piena. E io mi vedo già a Los Angeles 2028"

"Effetto Parigi e la maglia azzurra. La fame di vittorie è più grande..."
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Il nuovo corso di Velasco sulla panchina dell'Italvolley femminile è iniziato con una scelta precisa: Anna Danesi nuova capitana. Un'investitura azzeccata: miglior centrale del torneo, Danesi ha guidato le compagne alla conquista del primo oro olimpico della pallavolo azzurra.

Ripartiamo dall'inizio: Velasco la sceglie come capitana.

«Mi ha scritto una domenica mattina, ero a camminare coi miei genitori, dicendo di volermi parlare di tecnica e programmazione. Quando mi ha detto che mi avrebbe voluta come capitana sono rimasta senza parole. Penso che cercasse una figura più tranquilla e pacata rispetto a Sylla, che mi ha preceduta, e che sapesse tener testa al suo carattere forte».

Cosa vi ha portato a raggiungere l'olimpo?

«Il primo vero step è partito da noi: fin da aprile ho visto le ragazze arrivare in palestra con un'attitudine e un focus totalmente diversi rispetto agli anni scorsi. Le idee di gioco e la mentalità di Julio hanno fatto il resto: ci ha abituate a pensare al qui e ora, diventato il nostro mantra, aiutandoci a dimenticare il passato».

L'oro olimpico è l'apoteosi di un gruppo che gioca insieme da anni.

«Per alcune di noi Parigi potrebbe essere la chiusura di un percorso iniziato al Mondiale 2018. Ci conosciamo a memoria, siamo passate dal baratro in cui sembrava non fossimo più capaci di giocare a pallavolo a diventare campionesse olimpiche. Ma questa squadra è indistruttibile: tanto di cappello a noi per non aver mai mollato».

Lo scambio di medaglie con Sylla è la foto dei nostri Giochi: dal vivaio di Orago all'oro olimpico.

«Io e Miriam abbiamo condiviso praticamente metà delle nostre vite tra gioie, delusioni e voglia di rivincite culminate col podio di Parigi. È stato un gesto spontaneo, credevo passasse inosservato e invece è diventato l'immagine della condivisione della gioia per il traguardo più alto delle nostre carriere».

Sui social ha scritto che Miriam odia la frutta per colpa sua...

«Siamo sempre state agli opposti: io a letto presto, lei sveglia fino a tardi; io attenta all'alimentazione, lei che mangiava le caramelle di nascosto... Diavolo e acqua santa. A quattordici anni, al primo anno insieme fuori casa, ci hanno dato un kiwi e abbiamo iniziato a lanciarcelo, facendolo cadere a terra spappolato. In quel momento è arrivata la nostra tutor, ho dato la colpa a Miriam e lei l'ha obbligata a mangiarlo. Da quel giorno non sopporta nemmeno l'odore della frutta».

Bellandi, Danesi, De Gennaro: a Roncadelle novemila abitanti e tre ori olimpici.

«Sono estasiata, senza dimenticare Stefanie Horn, anche lei a Parigi e ormai roncadellese di adozione. Queste medaglie sono la prova che se si investe sullo sport si possono ottenere risultati grandiosi. Ci sono tante piccole realtà che meritano di stare sulle prime pagine, sono orgogliosa che sia successo alla mia Roncadelle».

Lombardia al top nel medagliere azzurro: bel viatico per Milano-Cortina 2026.

«Il nono posto nel medagliere deve farci gioire, sintomo che lo sport italiano funziona. Le Olimpiadi invernali saranno un'altra occasione per mostrare al mondo le nostre eccellenze».

Da dottoressa in Scienze dell'Alimentazione: come si conserva la fame di successi?

«Quello di avere la pancia piena non sarà mai un problema: vorrei già tornare in palestra, perché

quando si vince la fame diventa ancora più grande. L'adrenalina che mi dà la maglia azzurra, poi, è qualcosa di unico. Ho visto un post su Los Angeles 2028 e mi sono detta: dai che arrivo anche alla prossima Olimpiade!».

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