Milan, conti e Conte

Entrate mai viste per i rossoneri: 456 milioni. Scaroni vuole chiedere i danni al sindaco di Bologna. Leao più no che sì contro il Napoli che inizia un tour de force

Milan, conti e Conte
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Stasera comincia l'altro campionato del Napoli. Tra Milan a San Siro e in sequenza Atalanta, Inter, poi Roma e Lazio capiremo se il primato di Antonio Conte può resistere alla concorrenza più qualificata in materia di scudetto. E nell'occasione capiremo anche se il Milan è qualificato a iscriversi, con il distacco causato dal famoso asterisco, al plotone degli inseguitori nonostante si trascini dietro, con colpevole ostinazione, il caso Leao, negato a parole ma poi attuale nei fatti, o meglio nelle scelte tecniche di Fonseca. Cominciamo dal Napoli: ha fin qui vinto, con carattere in qualche snodo, con forza in qualche altro, mettendo in vetrina il suo punto di forza che è la difesa (2 gol presi dopo Verona), quarto successo di fila con il Lecce dominato da cima e fondo. Per l'occasione l'unico assente è Lobotka, non ancora recuperato, rientrano Kvara e Politano risparmiati sabato pomeriggio. Al Milan va molto peggio. Perché deve rinunciare per squalifica -non scontata col Bologna- a Theo Hernandez e Reijnders (candidati Terracciano e Musah) perde Gabbia per acciacco muscolare e deve portare in panchina Camarda per le assenze di Abraham e Jovic. «Noi volevamo giocare, siamo stati penalizzati» fa sapere Fonseca che non ha ancora sciolto il nodo di fondo e cioè la presenza di Leao. «Non dico chi giocherà, Rafa si è allenato bene, presto tornerà quello che tutti noi vogliamo che sia, un campione, non è un problema, non è un caso» è la frase in apparenza rassicurante ma che invece lancia l'allarme tra i cronisti e lascia prevedere la presenza di Okafor al suo posto, considerato più in forma del portoghese. «Noi dobbiamo migliorare negli ultimi 30 metri» è il chiodo fisso del tecnico che ha problemi più autentici nella tenuta della fase difensiva.

A rendere incandescente poi il clima provvede il presidente del club Paolo Scaroni, accusato venerdi sera dai tifosi, sui social, di aver subito passivamente la decisione del rinvio a data da destinarsi della sfida col Bologna. Con qualche giorno di ritardo ha tirato fuori gli artigli. «Sono furioso per il rinvio della sfida di Bologna a porte chiuse decisa dal sindaco di Bologna. Non rimarremo inerti dinanzi al grave danno subito» dichiarazione che lascia apertamente intendere la decisione di promuovere una causa nei confronti del sindaco Lepore «sulla legittimità del provvedimento in disparità di trattamento rispetto ad altri eventi organizzati nella stessa città e nello stesso giorno». Anche sul tema stadio Scaroni ha corretto il tiro rispetto alla conversione sul nuovo stadio a San Siro di qualche giorno prima: «San Donato resta la prima opzione per il nostro stadio.

Su San Siro ho ancora le ossa rotte da 5 anni di tentativi». Al termine dell'assemblea é stato approvato il bilancio (secondo anno positivo, utile di 4,1 milioni) che ha registrato il record dei ricavi (456,9 milioni) e del patrimonio netto (196,3 milioni).

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