Bello il ciclocross. Bello quando si corre in Belgio tra migliaia e migliaia di tifosi, quando a giocarsela ci sono campioni come Mathieu van der Poel, Wout van Aert, Tom Pidcock, quando racconta storie che solo lo sport sa regalare. Pochi giorni fa a Gavere, un paesotto delle Fiandre Orientali si corre un tappa del mondiale. A parte i tre sopra che fanno storia a sé, al via tutti ci sono tutti i migliori. O quasi. Col pettorale 86 c'è anche Felipe Nystrom, 40 anni del Costa Rica, figlio di madre americana che ha fatto volontariato con una tribù indigena. Una storia travagliata alle spalle che tra alcolismo e tossicodipendenza lo porta in un tunnel in cui «smarrisce» pezzi della sua vita: una moglie, un figlio che gli viene portato via, qualche lavoro e la voglia di andare avanti tant'è che per due volte cerca anche di togliersi la vita. Ma nel 2013 riparte da zero. Un periodo in comunità, un impiego come traduttore e poi per fortuna, inseguendo la sua vera passione, sale su una bici che lo porta lontano dai demoni e a vincere nel 2019 a vincere il titolo di campione su strada del Costa Rica. Due anni dopo passa al ciclocross, unico ciclocrossista costaricano. Tormenta di telefonate la Federazione e alla fine, forse per sfinimento, ottiene il via libera a gareggiare a patto che sia lui a pagarsi maglia, bici, spese di trasferte ed alberghi. E così fa. Non è un campione, non vince mai però non si perde una gara e sui circuiti fiamminghi è di casa, benvoluto ed amato dai tifosi belgi che fanno un tifo scatenato per lui. Così anche pochi giorni fa a Gavere quando dopo 26 minuti di gara è già tra i doppiati. Felipe ha la bici in spalla, vede decine di mani che si tendono per dargli il «cinque» e si ferma da un tifoso che gli chiede un selfie. Il tempo dello scatto e riparte ma non si accorge che alle sue spalle come una furia sta arrivando Mathieu van der Poel che si sta giocando la vittoria mondiale. L'olandese passa, lo travolge con un spintone che diventa un video e fa il giro del mondo. È un patatrac. Perché i tifosi sui social lo ricoprono di insulti e perché lui, dopo aver fatto mea culpa, annuncia il ritiro dal mondiale per la vergogna. Non sia mai. È Van der Poel che lo riporta in gara.
«Non serve che ti scusi - gli scrive -, non abbandonare il tuo sogno...». La storia finisce qui. Anzi per fortuna continua perché Nystrom si è già iscritto alla tappa del mondiale di Hulst, in Olanda. Ovviamente paga lui. Bello il ciclocross.
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