Fenomenologia di un'arte: il biscotto

Fenomenologia di un'arte: il biscotto

L'ultimo turno di partite ci offre la possibilità di affrontare la fenomenologia del biscotto. A cui noi siamo molto sensibili, dopo il famigerato 2-2 di Danimarca e Svezia all'Europeo 2004, perfetto per sbattere fuori l'Italia. I biscotti sono di vario tipo, a perdere, a pareggiare, a vincere, a vincere con lo scarto opportuno. A questa ultima categoria appartiene Argentina-Perù 6-0 del 21 giugno 1978 a Rosario. La Seleccion, per andare in finale, deve vincere con almeno quattro gol di scarto, per superare il Brasile che ha giocato tre ore prima. Ne fa sei. Se ne parla ancora. I tedeschi, invece, bravi con le pagliuzze degli altri e poco avvezzi a individuare le loro travi, come spiega l'evangelista Matteo, tendono a soprassedere sul vergognoso «patto di non belligeranza» di Gijon, Mondiale 1982. Come in Russia, la Germania perde all'esordio, con l'Algeria. Nel gruppo ci sono anche Austria e Cile. Il 24 giugno l'Algeria batte il Cile 3-2 e va a quattro punti. Al momento di andare in campo, il giorno dopo, 25 giugno, la situazione è questa: Algeria e Austria a 4 punti, Germania a 2. Per qualificarsi a braccetto, l'Austria non deve perdere con due gol di scarto, mentre alla Germania basta vincere. Hrubesch segna al 10' del primo tempo. Segue una melina galattica. I primi a urlare allo scandalo sono i telecronisti tedeschi e austriaci.

Gli spettatori urlano «Argelia, Argelia» e «fuera, fuera». Dopo questa vergogna le partite dell'ultimo turno vengono giocate alla stessa ora. Non è che escluda il biscotto (vedi Porto) o sfide a bassa intensità come Francia-Danimarca. Però almeno ci vuole un po' d'impegno.

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