Addio a Maschio, l'ultimo "angelo"

Trio dalla faccia sporca con Sivori e Angelillo

Addio a Maschio, l'ultimo "angelo"
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Se ne è andato via anche lui, quasi scusandosi per il ritardo, il più vecchio dei tre, quello che aveva meno strapazzato la sua vita, con qualche notte in meno da prendere a calci. Humberto Maschio da Avellaneda, quella che un tempo si chiamava Barracas al Sur, alle porte di Buenos Aires, se ne è andato in questa notte di agosto con una luna crescente. Era il terzo angelo dalla faccia sporca. Gli altri due lo stanno aspettando, perché per carattere avevano più fretta. Angelillo, Maschio e Sivori, da mettere in fila così in ordine alfabetico. Antonio Valentin Angelillo è scappato a 80 anni nel gennaio del 2018. Omar Sivori detto El Cabezón ha dribblato la vita, con i calzettoni bassi alla caviglia, nel febbraio del 2005. Fu un massaggiatore della nazionale a battezzarli così, prima di una partita con l'Italia. Angeles de la cara sucia, perché uscivano dal campo sempre sporchi di terra e di fango e poi per quel carattere un po' zingaro e strafottente, di gente che ti fa dannare e innamorare. Un po' come accadeva in quel vecchio film con James Cagney e Humphrey Bogart. È da lì che viene il nome. Maschio è arrivato in Italia per giocare con il Bologna. Poi inorgoglisce i primi sogni dell'Atalanta e nel 1962 arriva all'Inter di Helenio Herrera. È l'origine della grande Inter.

Solo che qui perde il posto per un ragazzino dal cognome leggendario. Si chiama Sandro Mazzola. Vincono lo scudetto, ma l'anno dopo Maschio trova casa a Firenze. È l'ultima tappa italiana. Torna in Argentina per alzare una Libertdores con il Racing.

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