Fischio finale sull'"integrazione razziale" in campo. Adesso si torna a sfidarsi davvero nelle banlieue

A Nizza i francesi inseguono i marocchini: "Fuori gli arabi". A Parigi festa blindata

Fischio finale sull'"integrazione razziale" in campo. Adesso si torna a sfidarsi davvero nelle banlieue

Un prepartita all'insegna dell'ecumenismo con quel tifoso, mezzo francese e mezzo marocchino, in giro per Doha orgoglioso della sua maglia double face tra i colori «rivoluzionari» della coccarda tricolore e quelli «selvaggi» dei Leoni dell'Atlas; per completare la manfrina dello pseudo gemellaggio (molto «pseudo» considerati i trascorsi storici tra i due Paesi), lo stesso tifoso «cerchiobottista» si era cucito sulla schiena il nome Pogkimi (crasi tra Pogba e Hakimi).

Ma ci vuole poco a trasformare i sogni in incubi. A Nizza tifosi marocchini inseguiti da uomini incappucciati al grido di «Fuori gli arabi», come riporta Le Figaro. Così il postpartita ha segnato, tra disordini e incidenti, la fine della favola dell'«integrazione». Risultato: francesi e marocchini nelle banlieu rischiano ora di tornare fratelli-coltelli. Lacrime di gioia per i francesi, di rabbia per i marocchini. Del resto, non poteva bastare un'«operazione simpatia» (il Jerusalem Post apriva la prima pagina col titolo We are all Maroccans!) per annegare nel miele anni di fiele colonialistico. Solo chi chiude gli occhi sui rancori del passato, spalancandoli sugli odierni propositi buonisti poteva scommettere sua una «festa comune». Speranza ben rappresentata dal mix shakerato tra la testa e il cuore del ct del Marocco, Walid Regragui nato a Corbeil-Essonnes da genitori di origine berbera. Idem per gli altri 24 giocatori «misti» sparpagliati tra entrambe le nazionali. Poi ognuno gioca per la propria squadra e così i gol di Hernandez e Kolo Muani hanno portato il Marocco all'inferno e la Francia in paradiso.

Senza voler fare i complottisti, sta di fatto che sulla bilancia degli equilibri Fifa (e non solo) ieri c'erano due pesi di uguale consistenza: sul primo piatto la «gratitudine» (pagata a suon di mazzette come dimostra la cronaca di questi giorni) del Qatar per i francesi, decisivi per portare il Mondiale nel deserto dei diritti civili; sul secondo piatto un interesse politico nel portare avanti l'idealismo global che vorrebbe nella saldatura tra mondo arabo «moderato» e Africa «illuminata» una prospettiva per gli interessi economici e la pace di domani. Passi per gli «interessi economici», ma quanto alla «pace» c'è poco da essere ottimisti. E la polizia in assetto di guerra in una Ville Lumière ostaggio della paura ne è la riprova.

A stemperare gli animi, i fuochi d'artificio e la Marsigliese sugli Champs-Élysées e il tweet del presidente Macron: «Grazie Bleus, ora la coppa e complimenti ai nostri amici marocchini in questo viaggio stupendo».

Au revoir à dimanche.

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