Marco Lombardo
Praticamente è stato come se Fabio Fognini si fosse comprato lo scenario per dipingere l'impresa al Foro Italico: i fulmini che esplodevano nell'ora di mezzogiorno sopra la sua testa hanno accompagnato il successo contro Thiem (6-2, 1-6, 6-3) che vale molto più di una semplice vittoria. Perché in fondo Fabio è così: spesso irascibile, a volte carissimo, ma soprattutto - in una giornata come quella di ieri - praticamente Braccio di Ferro.
Insomma: il miglior giocatore italiano è stato ieri anche il migliore di giornata degli Internazionali di tennis di Roma, in un match spettacolo contro uno che giusto settimana scorsa aveva eliminato Nadal a Madrid. «Dominic è numero 8 del mondo, ma sul rosso è uno dei primi 3: per questo c'è ancora più gusto»: vero, e per questo ancora più esaltante. Fabio naturalmente ha vinto da Fognini, con colpi meravigliosi, pallate di rabbia, umore sulle montagne russe, palle break sprecate (sei nel terzo set) ma anche salvate. Tutto il repertorio della casa, in pratica: quello che lo rende comunque un uomo spettacolo. Persino la gente l'ha capito: qualche anno fa, al termine di una sconfitta-sceneggiata se ne uscì tra i fischi, «adesso invece ho conquistato il pubblico, è nato un bel feeling. Allora fu uno dei momenti più brutti della mia carriera, finalmente ora è tutto bellissimo».
Ecco dunque i fulmini tennistici, nonostante - rivela alla fine Fognini - un dolore al piede che si trascina da un po': «Dovrei fermarmi ma non posso: vado avanti con quello che ho». Va avanti anche perché ha promesso al figlio Federico che farà di tutto per vincere il torneo, va avanti con Flavia sempre presente nel suo box, va avanti puntando Rafa Nadal, molto probabile avversario nei quarti (visto il 6-1, 6-0 rifilato a Dzumhur) se il tennis di Fabio sarà lo stesso anche contro il tedesco Gojowczyk. Uno abituato a sudare sui campi meno nobili di tutto il mondo e che ieri ha fatto fuori il giovane azzurro Sonego.
E così, alla fine, la domanda è se possiamo fidarci di Fognini in versione Top 10 - il suo obbiettivo dichiarato - anche per come ha analizzato con lucidità il suo match: «Ho giocato ad alto livello, mi sono preso rischi. Nel secondo ho aspettato e sbagliato.
Alla fine ho meritato, penso sia giusto dirlo». Giustissimo. E se poi gli scappa pure un ironico «la sera prima avevo finito il doppio alle 21, l'organizzazione mi ha fatto riposare tanto...», nessun problema: questo è Fabio, e ci sono giorni in cui ci piace così.
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