Non è stata una notte degna della storia gloriosa del Milan. A dire il vero più nella forma che nella sostanza perché nessuno può dirsi scandalizzato dalla decisione di esonerare dopo meno di 6 mesi Paulo Fonseca. Anzi: è avvenuta con qualche ritardo visto che la decisione è maturata dopo il successo poco edificante di Verona, la sera del 20 dicembre. Appena 2 le vittorie collezionate nelle ultime 7 partite (ultimo successo il 30 novembre contro l'Empoli), con l'aggiunta del clima di contestazione perenne rivolta al proprietario Cardinale, sono diventate un macigno sulle spalle del tecnico portoghese.
I motivi sono stati essenzialmente due: 1) risultati e classifica men che modesti, non giustificati dalla cifra tecnica della rosa; 2) i rapporti col gruppo, inutilmente tesi e freddi e soprattutto l'idea di gioco (calcio dominante) inadatto alle caratteristiche, ammirato solo in due partite (Inter e Real Madrid). A trasformare la sfida Milan-Roma in un epilogo da serata lunare, elegante definizione dei media francesi, è stata poi la fuga di notizie, ispirata dal procuratore Mendes, relativa alla decisione già presa dell'esonero e alla scelta del successore Sergio Conceiçao. A quel punto, dopo l'1 a 1 e l'espulsione per le proteste, Fonseca è andato davanti a telecamere e taccuini senza avere in tasca la lettera di esonero comunicatogli a conclusione del giro tra i media.
Imbarazzante la scena dei quesiti dei cronisti sul suo futuro e le sue risposte («non ho mai litigato con Zlatan, non so niente») al buio senza che intervenisse poi una spiegazione del club. I dirigenti sono rimasti chiusi nell'ufficio di San Siro fino a notte fonda. Spiegazione successiva: mancava qualche dettaglio all'accordo e la firma del nuovo allenatore. Così, a completare la grottesca nottata, all'uscita da San Siro, è stato Fonseca a comunicare ai cronisti l'avvenuto esonero. «Sono in uscita, è la vita» ha spiegato con un amaro sorriso. Alle 10 di ieri mattina è arrivato finalmente il comunicato del Milan: 4 righe appena («sollevato dall'incarico, gli auguriamo il meglio»). A quell'ora Fonseca aveva già raggiunto Milanello per svuotare l'armadietto, salutare il gruppo squadra e il management al completo arrivato per l'occasione. «È stato un orgoglio allenare il Milan» il congedo signorile. Molti tifosi lo hanno apprezzato.
L'unico risvolto favorevole è quello finanziario. Furlani e i suoi avevano concordato, nell'estate scorsa, una clausola di uscita dall'impegno triennale che consentiva, in caso di esonero prima della scadenza dei sei mesi, di rimborsare lo stipendio di una sola stagione. Hanno aspettato l'ultimo giorno utile! Se si rammenta che con Pioli in Arabia, anche lo stipendio del precedente tecnico è stato risparmiato, i conti sono la parte confortante di questo triste inverno milanista. È il piatto tecnico che piange disperatamente anche perché le prospettive immediate non sono così rassicuranti. A Conceiçao è stato offerto un contratto di 6 mesi (1,5 milioni) più opzione per l'anno successivo (a 3,5 milioni, staff compreso) in un clima di sfiducia collettiva, con una tifoseria amareggiata e il credito del management sportivo ridotto sotto zero.
Dopo pranzo Conceiçao è sbarcato a Linate ed è arrivato a Milanello per conoscere i suoi e guidare il primo allenamento. Annullato il giorno di riposo concesso da Fonseca: la prima mossa giusta. Oggi, dopo la presentazione e il lavoro, la partenza per Riad dove incrocerà il figlio Francisco nella semifinale con la Juve.
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