Il mondo si colora di bleus. La Francia si cuce la seconda stella sul petto dominando una finale nel risultato più che nel gioco. Venti anni dopo la notte di Parigi, la festa francese concede il bis nella serata di Mosca con la coppa alzata da capitan Lloris sotto l'improvviso diluvio russo. Trionfo nobilitato da un grande avversario, dalla Croazia che si deve inchinare più agli episodi che ai rivali a un passo dall'impresa epica.
Si colora di bleus la finale degli opposti. La grandeur francese più della piccola Croazia; la multirazzialità più dell'identità nazionale; la giovane Francia, con i suoi ventisei anni di media seconda solo alla Nigeria, più dell'esperienza e del talento croato. Tutto questo in novanta minuti che sono praticamente il riassunto di tutto il Mondiale. Ci sono i gol su palla inattiva, un fattore in questo torneo; c'è l'intervento del Var, non poteva certo mancare l'occhio della tecnologia al suo debutto nella coppa del mondo; non è mancata neppure la papera del portiere, Lloris, quando ormai i giochi erano fatti. L'inedito è l'invasione di campo, che macchia il Mondiale perfetto di Putin per organizzazione e sicurezza. Il risultato è una finale come non se ne vedevano da cinquantadue anni: sei gol e stesso risultato, quattro a due, come Inghilterra-Germania '66, ma senza supplementari.
Ride la Francia cinica, anche brutta per un'ora perché le finali non si giocano, si vincono: un successo all'italiana, se non fosse che la difesa bleus ha ballato come raramente le era successo in questo mese da sogno. Piange la Croazia che come in tutto il resto del torneo ha cercato fino in fondo la via del gioco, ma è stata punita dall'imponderabile. Impossibile definire altrimenti la deviazione di Mandzukic per il primo vantaggio francese o la mano larga di Perisic sull'uno a uno che si trova sulla traiettoria senza volerlo. Ci vuole il Var per assegnare il rigore, Pitana lo riguarda due volte (ecco la tecnologia).
C'è qualcosa di diabolico in questi due passaggi e infatti queste due palle velenose nascono dal sinistro del piccolo diavolo: Antoine Griezmann, che segna dagli undici metri con incredibile freddezza di fronte al pararigori Subasic, è l'uomo della finale. Entra nei primi tre gol, suo anche l'appoggio che Pogba trasforma in gol dopo un primo tentativo ribattuto. Non solo, perché il sette dell'Atletico Madrid è un trascinatore a tutto campo, al quale la Francia si è aggrappata di fronte a una Croazia che si è fatta preferire per un'ora, fino a quando non ha subito il tris francese. L'orgoglio della squadra a scacchi bianco-rossi è tutto nel gioiello di Perisic e nel gol di rapina di Manduzkic che ha beffato l'inguardabile Lloris (ecco la papera) che riequilibra almeno un po' il risultato comunque troppo pesante per la squadra di Dalic. È la partita doppia di Ivan e Mario, i due già eroi per aver ribaltato l'Inghilterra: autogol e gol per il bianconero; gol e rigore per il nerazzurro. Si è sempre detto che il talento croato era incompiuto. Si è realizzato in questa sconfitta, se questo può accadere. Singoli diventati squadra, che hanno dato tutto per la causa, giocando di fatto una partita in più andando per tre volte ai supplementari. Se qualcosa è mancato all'ultimo atto, è stata l'ispirazione di Modric.
Nella notte di Mosca si realizza anche il talento bleus. Il trionfo è suggellato dalle punture di Pogba e Mbappé dalla distanza. Il polpo si realizza sul palcoscenico più importante, dicono sia ai saluti con Mourinho e le voci lo vogliono di ritorno nella Juventus di Allegri e Cristiano Ronaldo. La freccia del Psg invece brucia le tappe: dopo Pelé diventa il secondo under 20 a segnare in una finale mondiale. Il futuro è già presente.
Ci volevano un diavolo bianco e due talenti di colore per aiutare Didier Deschamps a sfatare il tabù finali (dalla Champions con il Monaco all'Europeo 2016) e a fare la storia, terzo a vincere in campo e in panchina come era riuscito solo a Zagallo e Beckenbauer.
Venti anni fa Dedè aveva alzato la coppa a Parigi dopo aver fatto piangere un'altra Croazia clamorosamente talentuosa, quella di Suker e Boban. E così non è stata la notte della prima storica volta croata sul tetto del mondo, ma quella della doppietta francese. Il pallone si colora di bleus.
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