Fratelli di panchina. Simone e Pippo al comando di A e B

In testa con l'Inter e il Pisa. Quella volta che "rischiarono" di giocare insieme nel Milan...

Fratelli di panchina. Simone e Pippo al comando di A e B
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Due fratelli al comando. Sono gli Inzaghi. E chi sennò? Simone guida in Serie A, Filippo in B. Classifiche ancora corte e primo posto condiviso per entrambi, però l'Inter è partita bene e il Pisa persino meglio. Domenica pomeriggio Pippo riparte da Salerno, ultimo suo domicilio conosciuto in Serie A, qualche mese nella scorsa stagione, alla ricerca di una salvezza impossibile e infatti non centrata. Simone e la sua Inter riprendono da Monza, l'ex tabù poi ampiamente addomesticato nella stagione dello scudetto. Domenica intorno a mezzanotte si sentiranno al telefono, come sempre fanno dopo le partite. Intanto confidano entrambi di restare lassù, ciascuno aggrappato al suo primato.

I due fratelli al comando, si sono già affrontati anche in Serie A (3 volte: un pari e 2 vittorie per Simone), si sono solo sfiorati nella scorsa stagione (la parentesi di Filippo a Salerno sta più o meno fra l'andata e il ritorno con l'Inter, doppio 4-0 rifilato prima a Paulo Sousa e poi a Liverani) ma l'ultimo incrocio è recentissimo, amichevole di inizio agosto, 1-1 beneaugurante per Filippo, un po' meno per l'allora rabberciata Inter di Simone, salvata da Bisseck solo al sesto minuto di recupero. La speranza è di rigiocare l'anno prossimo in Serie A un'altra sfida tutta in nerazzurro, ma c'è tempo.

Quella toscana è l'ennesima panchina nella carriera di Filippo, tre anni in più del fratello e un percorso subito in discesa, non nel senso di agevole, ma di uno che è partito dall'alto, dal Milan, per poi scivolare decisamente più in basso. La C a Venezia (con promozione), l'esperienza non felice di Bologna in Serie A (esonero), poi solo provincia: di nuovo la B a Benevento (campionato dominato: altra promozione), l'ultima da titolare in A con i sanniti (retrocessione), quindi Brescia, Reggina e l'anno scorso Salerno, chiamato in corsa per sostituire Paulo Sousa.

Otto squadre per Filippo, solo due per Simone: le giovanili e la prima squadra con la Lazio e quindi solo lInter, cui ora lo lega un contratto fino al 2026, 2 anni da allenatore più pagato del campionato (dopo Conte, o forse al pari suo), com'è logico che sia per uno che in 3 anni ha vinto 6 trofei e giocato una finale di Champions. La panchina, generosa, ma soprattutto tanto lavoro e buone idee stanno restituendo a Simone ciò che il campo e gli infortuni gli avevano tolto da calciatore.

Più o meno 20 anni fa, stava per firmare con il Milan: avrebbe finalmente fatto coppia fissa con Filippo, ma non superò i test (segreti) dell'allora appena nato Milan Lab, che ne sconsigliò l'acquisto a Galliani, prevedendone futuri guai fisici, poi puntualmente verificatisi. E così, a unire i 2 fratelli restano solo quei troppo brevi e mille volte ricordati 11 minuti in Nazionale contro l'Inghilterra, ct Giovanni Trapattoni. E adesso, il comune comando del rispettivo campionato.

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