Il bicchiere mezzo pieno della sfida di sabato sera tra Italia e Inghilterra è stato certamente la crescita di un ragazzone come Gatti, convincente nel ruolo fin qui occupato con autorevolezza e sicurezza da una colonna azzurra come Chiellini. Dei giovani, dell'eredità di Chiellini, dei difensori, di Gatti ha parlato ieri l'uomo che nel 1982 fermò prima Maradona e poi Zico nella corsa al titolo mondiale: Claudio Gentile. Il campione del mondo è intervenuto a Volandia in occasione dell'inaugurazione della Mostra Ali e Mondiali dedicata ai 50 anni della coppa del mondo creata da Silvio Gazzaniga e dei 40 del Mundial di Spagna (iniziò oggi, il 13 giugno 1982). «La doppia esclusione dell'Italia dalla fase finale del mondiale» ha spiegato Gentile ai microfoni di Radio Sportiva, media partner dell'evento, «rappresenta un momento molto triste. La verità è che servono persone che siano in grado di introdurre dei cambiamenti, che aiutino i giovani ad emergere. Ora servono risultati, basta con le buone intenzioni. Mancini mi sembra che si stia avviando sulla strada giusta... se dovessimo mancare la partecipazione ad altre competizioni, rischieremmo come nazionale di non poter più tornare ad essere quello che siamo stati...».
Gentile si è soffermato anche sull'eredità di Chiellini e sulla prova di Gatti. «Il cambio generazionale crea problemi, ma il discorso è sempre quello: dare la possibilità ai giovani di crescere e maturare. Se invece prendiamo stranieri non cambia mai... soprattutto a quell'età così difficile, con gli under 21. Quando i giovani devono fare esperienze e crescere... Quanto al vuoto lasciato da Chiellini e a chi lo possa colmare, non faccio nomi, osservo che la crescita di alcuni venga confermata; non è che fatta una partita di grande livello, basta, ecco che sei titolare. Soprattutto un difensore deve essere molto più attento degli altri, perché se si distrae prende gol, e quindi gli serve una scuola proprio di questo tipo: tutti i giorni in allenamento deve insistere, come hanno fatto con me. Non è che mi sono inventato niente: Trapattoni mi teneva delle ore dopo l'allenamento per insegnarmi a fare il difensore.
Gatti? È sulla strada giusta, ma guardate la Spagna: Gavi non ha ancora 18 anni ed è il cervello della Spagna... mica del Lussemburgo. Vuol dire che lì hanno lavorato bene con quel ragazzo e i loro giovani. E così dobbiamo fare noi. Altrimenti non abbiamo prospettive».
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