Tutti giù per terra e Fabio Aru in maglia rosa. Sembra incredibile, ma la storia di questo Giro d'Italia non smette mai di sorprendere, un colpo al cuore a ogni tappa. Oggi succede tutto quando non doveva succedere niente. Pioggia battente sui 147 km da Montecchio Maggiore a Jesolo. Fuga a tre tenuta sotto controllo dalle squadre dei velocisti che affilano le ruote in vista di uno degli ultimi sprint prima di Milano.
Ma a 3,2 km dall'arrivo (quando la neutralizzazione per eventuali cadute non è ancora effettiva, per 200 metri) finisce per terra Alafaci, compagno di squadra di Nizzolo, che viaggia in testa al gruppo. Hesjedal gli finisce sopra, sull'asfalto anche un uomo Movistar dall'altra parte della carreggiata. Il gruppo si spezza: tantissimi Astana devono mettere piede a terra. Si teme ci sia Aru, ma il sardo è già sgattaiolato via. Restano invischiati nella caduta tantissimi big. Alberto Contador finisce nel mucchio e resta senza bicicletta, Matteo Tosatto (suo compagno in Tinkoff) è rapidissimo a cedergli la sua, ma lo spagnolo al traguardo perde 40" (36" da Aru) e cede la maglia rosa proprio alla vigilia della maxi cronometro Treviso-Valdobbiadene. Attardatissimo, ancora, anche Richie Porte, che rimane senza compagni e adesso arranca a oltre 5' in classifica generale. Recupera qualcosa Rigoberto Uran, a 2'02" da Aru.
In volata, poi, un duello tutto italiano. Sacha Modolo riesce a mettere la ruota davanti a quella di Fabio Nizzolo. È decisivo il colpo di reni del veneto, entusiasta per aver colto il successo in casa con cui rompe il ghiaccio. «È la mia prima vittoria al Giro dopo tanti tentativi.
Sapevo che avrei potuto vincere quest'anno - spiega a il velocista della Lampre-Merida - A Fiuggi non c'ero riuscito ed ero deluso, a Imola è andata in porto la fuga. Si vede che era destino vincere sulle strade di casa: sapevo che era l'ultima occasione per dire la mia in volata prima di Milano».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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