Giro a prova di vertigini: Nibali ci crede

Inizia l'ultima settimana: giochi aperti con Stelvio, Agnello e Izoard

Giro a prova di vertigini: Nibali ci crede

Dopo l'ennesimo giro di tamponi, riprende il Giro. Obiettivo: Milano. Non era scontato, come non è scontata questa corsa rosa che solo all'apparenza sembra rinchiusa in soli due nomi: Joao Almeida, in rosa da tredici giorni e Wilco Kelderman che è lì ad un soffio, a soli 15 dal primato. Il giovane portoghese (ha soli 22 anni) sembra accusare un po' di fatica, mentre l'esperto corridore olandese (di anni ne ha 29) sembra avere messo la freccia per il sorpasso. Ma sono solo impressioni dettate da quanto visto fin qui. Nibali è pronto alla sfida finale: «Nella mia carriera non mi sono mai dato per vinto prima del tempo. Non sarà facile, ma qualcosa si può ancora fare». Lo stesso lo pensano Pozzovivo e Fuglsang: «Ce tanta di quella salita da far girare la testa», dicono all'unisono.

Se la corsa vive in un costante stato di emergenza per via del Covid (a proposito, oggi scatta la Vuelta, con due positivi dello staff già isolati, ndr) i dubbi arrivano anche dalle tappe che potrebbero essere accorciate, abbassate o cambiate. Al momento il meteo sembra dare il via libera al passaggio della corsa rosa anche sulle cime più ardite, nella speranza che non siano tempestose. Il tempo pare volgere al bello e il Giro, almeno da questo punto di vista, tira un sospiro di sollievo. Dopo le nevicate della scorsa settimana le strade che conducono allo Stelvio sono state nuovamente pulite. In ogni caso, nei giorni scorsi, sul Mortirolo sono stati fatti diversi lavori di riasfaltatura. Per la serie: in caso di Piano B meglio farsi trovare pronti.

È un Giro incerto, anche se a prima vista può sembrare segnato. Invece ancora troppi sono i punti di domanda e le variabili. In un periodo come questo lo Stelvio, l'Agnello o l'Izoard fanno paura non solo per le loro altezze, ma soprattutto per le temperature che i corridori lassù in cima troveranno. Fa paura la salita, ma ancor di più la discesa: a -5° non è piacevolissimo buttarsi giù da 2.700 metri a rotta di collo. È un Giro che può ancora dire tanto.

Di terreno e tempo per farlo ce n'è da vendere, ma è necessario osare. Il pericolo è quello di un Giro ad ottobre: con corridori congelati, congelata anche la classifica. A quel punto non ci resta altro che andarci a prendere un buon the caldo.

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