È giusto così. La Svizzera ci ha palleggiato in faccia per tutto il primo tempo e ha fatto gol quando ha voluto dopo la prima prodezza di Donnarumma. Agli ottavi siamo arrivati per un colpo di fortuna, la giocata Calafiori-Zaccagni all'ultimo secondo: non abbiamo mai colmato tutte le vistose lacune di gioco, di condizione, di personalità e di cifra tecnica emerse con la Spagna e con la Croazia. Nel pomeriggio di Berlino anche uno dei pochi pilastri, Barella, ha ceduto di schianto toccato duro su un muscolo dopo pochi minuti: Freuler l'ha sovrastato e lasciato sul posto in occasione dell'1 a 0. È anche meglio così. Già perché un miracoloso sbarco ai quarti avrebbe nascosto la polvere del calcio italiano sotto il tappeto e fornito il solito alibi. È meglio così perché è finalmente venuto il tempo di prendere atto della nostra mediocrità, la mediocrità del calcio italiano che ha guadagnato - ricordiamolo - il pass europeo grazie a un fischio mancato (rigore all'Ucraina) ma è risultato assente ingiustificato due volte consecutive dal mondiale, uno sfregio alla maglia azzurra con le 4 stellette dei mondiali conquistati. Nemmeno il ricorso a un ricambio consistente è servito alla causa. Perché a dispetto dei cambi, la Nazionale è stata passiva sin dai primi tocchi, macchinosa la sua marcia con la Svizzera padrona del campo e del gioco. Questo rilievo è forse il più importante per capire che non è assolutamente il caso di imbastire - secondo costume italiano - un processo a porte spalancate nei confronti del ct Spalletti. Non ha lasciato a casa un Pirlo, un Nesta, un Totti, gli ultimi fuoriclasse.
Ha cambiato anche sistema di gioco a dimostrazione che non è una questione di registro tattico. Se molti azzurri sono arrivati spolpati all'appuntamento tedesco vuol anche dire che un calendario così fitto finisce col togliere energie preziose anche ai più titolati.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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