Hesjedal, Giro al fotofinish E l’Italia scende dal podio

Il canadese trionfa di soli 16’’ senza avere mai vinto una tappa. Rodriguez il vincitore morale. Percorso e azzurri da dimenticare. Le pagelle del Giro

Hesjedal, Giro al fotofinish  E l’Italia scende dal podio

Come decidere un intero Giro d'Italia al fotofinish: il canadese Ryder Hesjedal, 31 anni, strappa per soli 16'' nell'ultima crono la maglia rosa allo spagnolo Rodriguez e regala al suo Paese il primo trionfo al Giro.

E' un epilogo sul filo dei secondi e anche della polemica, perché all'ultimo momento la cronometro milanese viene accorciata dai 30 chilometri previsti a 28,2: e chissà che proprio quello non sia il tratto che manca a Rodriguez per la vittoria, considerata la sua rimonta finale.

Per il terzo posto, l'eroe di Mortirolo e Stelvio, il 25enne belga De Gendt, completa il capolavoro personale scalzando il nostro Scarponi, finito quarto. Dietro, completa la fila degli italiani sconfitti il quinto posto di Basso e il sesto di Cunego. Dal 1995 non succedeva che l'Italia fosse assente dal podio.

Consolazione di giornata, la grande cavalcata di Marco Pinotti, che riesce a vincere l'ultima tappa come quattro anni fa. «Aspettavo questa prova da un anno: dodici mesi fa, stavo in ospedale per la frattura al bacino nella famosa caduta. In quest'ultima settimana ho cercato di risparmiare le energie per il grande assalto. E' una soddisfazione grandiosa».

LE PAGELLE

HESJEDAL: è la prima volta di un canadese al Giro. Ma è anche una maglia rosa che vince senza aver centrato una sola tappa. Alla fine prevale per 16'', che per molti esteti dell'in­certezza sono una festa, ma che nella realtà hanno il sapore di una beffarda inezia, dopo oltre 3.500 chilometri. Regolarità e tenacia, unite al fattore sorpresa, gli regalano il me­morabiletrionfo. Machiusal'enfasidellece­lebrazioni bisogna dirlo: il Giro d'Italia meri­terebbe di meglio. Voto 6

RODRIGUEZ: si difende benissimo anche nell'ultima crono, ma perde. Di un niente. Eppure sarebbe il vincitore più meritevo­le, il vero vincitore morale. Sempre presen­te in tutti i finali delle tappe vere, porta a ca­sa due centri e dieci giorni in rosa. Mostruo­sa l'ingiustizia che si ritrova a pagare: il Gi­ro abolisce proprio quest'anno gli abbuo­ni nelle tappe di montagna (vai a capire perché), facendo due conti lui si accorge di averci rimesso l'intero piatto. 7 .

DEGENDT: il25ennefiammingofirmal'ope­ra d'arte di un Giro molto poco artistico, at­taccando sul Mortirolo e sfiorando la ma­glia rosa sullo Stelvio. Il giorno dopo ha pure la forza di rifinire il lavoro, buttando giù dal podio Scarponi nella cronometro milane­se. Di tutte le sorprese emerse nel Giro col braccino, che poco ha concesso, facendosi pregare moltissimo, questo belga è sicura­mente la più interessante. Qualcuno dice che è strano un belga tanto forte in salita. Due risposte. La prima: si allena regolar­mente sullo Stelvio. La seconda: un belga si chiamava Merckx. Voto 7 .

SCARPONI: fallita la sua tappa (Cortina, con la lunga discesa finale), cerca coraggio­se rivincite a Pampeago e sullo Stelvio, per­dendo però entrambe le scommesse. «So­no deluso: non vado nemmeno sul podio. Almeno quello però lo meritavo». Detta­gli. La sostanza è un fallimento con poche attenuanti. Voto 5 .

BASSO: corre tutto il Giro come Armstrong, squadra sempre davanti per il controllo as­soluto, mapoiperdemalamentelesfidede­cisive sulle ( poche) montagne vere. «Io pe­rò non finisco qui: sarò ancora protagoni­sta al Giro, rimandate il funerale». Ma a 35 anniiprogettiperilfuturohannoilfiatocor­to. Nessuno sa mai quando comincia l'au­tunno della vita: ci si ritrova in un momento particolare, e non è più possibile tornare in­dietro. Da due anni, ormai, Basso dà sem­pre gli stessi segnali. Le conclusioni deve ti­rarle lui. Voto 4 .

CUNEGO: sesto al Tour, sesto anche al Giro. Sempre nello stesso modo. Prima perde re­golarmente qualcosa, poi si batte come un leone, senza crollare mai. In questo Giro col braccino, dove tutti aspettano il domani, è l'unico che davvero scommette sulle follie: Cervinia, Resinelli, Stelvio. Ma la vittoria nonarrivamai. SulloStelviogliarrivanoper­sino pesanti critiche per non aver aspettato il capitano Scarponi, come se Scarponi non fosse già esaurito di suo. Poche chiacchiere: Cunego è questo, sempre lì, sempre genero­so, però sempre un passo indietro. Non c'è più niente da scoprire. Prendere o lasciare. Con la crisi di talenti che abbiamo, prende­re. Voto 6 .

CAVENDISH: tre vittorie e tanta voglia di ar­rivare a Milano. Il re dello sprint onora l'Ita­lia. Baronetto. Voto 8 . GIRO: chiude a Milano con un bel pienone, ma anche con parecchi sfondoni: crono ac­corciata all'ultimo istante, Phinney porta­to fuori percorso a un incrocio, centro stampa senza copertura di linee telefoni­che. Quanto allo spettacolo, nessuno po­trà mai perdonare le due settimane e mez­za di noia straziante. Poi due tappe vere, grandi, spettacolari: Pampeago e Mortiro­lo- Stelvio, casualmente in un delirio di fol­la. E' evidente: la formula va ridisegnata completamente, puntando su qualche dif­ficoltà in più all'inizio e soprattutto su un cast di attori presentabili. I nomi sono no­ti: Contador, Evans, Schleck junior, Wig­gins, Sanchez, Nibali. Tutti è impossibile, ma qualcuno deve diventare possibile. Venduta come 'La corsa più dura del mon­do nel Paese più bello del mondo', il Giro 2012 ha mentito spudoratamente. Non sul Paese. Voto 4 . RAI: riprese eccezionali ( voto9) , telecrona­ca decorosa del duo Pancani-Cassani (7) , disastro assoluto l'approfondimento nel 'Processo' di Alessandra De Stefano. E' l'unico processo dove non ci sono accuse e accusati, tanto meno giudici e verdetti, ma solo amici e amichette in vena di quattro chiacchiere e un po' d'uncinetto.

E' il Circo­lo di zia Ale: alle cinque il thè, poi un mare di facezie. Manca solo che qualcuno tiri fuori le carte per una mano di briscola chia­mata. Se non sono capaci di cambiare il programma, provino almeno per decenza a cambiare il nome. Una proposta: 'Pro­secco alla tappa'. Voto 3 .

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