
Ormai è caccia all'arbitro. Ne hanno combinate talmente tante, che ogni caso sta diventando un'occasione favorevole per attaccarli. E la moda a torto o a ragione sta contagiando tutti, persino un baronetto come Claudio Ranieri che ad Oporto, nel dopo partita, abbandona il suo aplomb anglo-testaccino per trasformarsi in una riedizione di Mourinho in salsa giallorossa. Già, proprio una copia dell'antico nemico, quello che lo accusava di essere vecchio e non conoscere le lingue, senza sapere che sir Claudio ne parla almeno tre. E per rinsaldare l'asse con il santone portoghese, Ranieri si aggrappa ancora alla sconfitta della Roma in finale di Europa league di due anni fa, quando Mou attaccò pesantemente nel parcheggio dello stadio di Budapest l'arbitro inglese Taylor.
Il tutto per giustificare un improvviso attacco al designatore europeo Rosetti («Mi hanno detto che è stato lui a mandare Taylor per quella finale»), insomma una colpa retroattiva per criticare la designazione del tedesco Stieler l'altra sera in occasione del pareggio con il Porto. «Tutti sanno che Rosetti è una persona integerrima, ma stia più attento. Come fa a mandare un arbitro che penalizza sempre chi gioca fuori: con lui su 21 partite le squadre in trasferta hanno ottenuto al massimo 9 pareggi»: insomma, nel calcio postmoderno e supertecnologico spunta ancora il vecchio «arbitro casalingo». Colpevole, secondo Ranieri, di aver distribuito troppi cartellini e aver espulso Cristante per doppio giallo, senza dire però che il centrocampista si è macchiato di un'ingenuità colossale.
Non solo, ma sir Claudio rincara: «L'arbitro aspettava solo che succedesse qualcosa in area per dargli un rigore e farli vincere». Quasi un processo alle intenzioni. Per poi concludere: «Questo non è più calcio». E noi siamo d'accordo da un bel pezzo, ma non solo per questi motivi.
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