La bachata e la bici, l'onda giusta e la combinata. A 33 anni, sembrerebbe una cartolina da vacanze molto lunghe, esotiche e fitte.
E invece Federica Brignone, che estate è stata?
«Mi sono sempre allenata, pur con un fastidio naso gola che mi toglieva anche il gusto di mangiare il gelato! Però ho girato la Sardegna in bici seguita da mamma in auto e con i francesi, in Argentina, abbiamo preso lezioni di ballo».
Pronta per il gigante di Soelden sabato prossimo?
«In Sudamerica 5 settimane top. In Europa però il clima ci sta dando segnali non più trascurabili. Con Traiettorie Liquide, il mio progetto di sostenibilità, promuovo una rivoluzione gentile, fatta di gesti quotidiani».
Per questo la Coppa salirà presto ai 3mila di Cervinia?
«Nella mia Valle d'Aosta! La sfida sarà trovare fiato in quota. Andremo in America più tardi, penso si debba cercare logica anche nei calendari».
Ancora forse non c'è: vedi alla voce combinata, disciplina sospesa di cui lei è pluricampionessa
«Si è parlato di trasformarla in gara a squadre che assegna punti a metà e ai singoli. Un pasticcio».
Magari per Milano Cortina 2026: combinata dentro, slittino all'estero...
«Ragiono di stagione in stagione: saranno fisico, testa e motivazioni a indicarmi la via. Peccato per i ragazzi degli sport del ghiaccio».
Lei potrebbe essere portabandiera nel 2026: è un titolo che le manca?
«Sarei onorata, ma ormai sono fra le diversamente giovani di Coppa. Anche se tutti mi chiedete dell'oro olimpico che mancherebbe al palmares, sento di aver ottenuto più di quel che sognavo».
Dopo due medaglie mondiali 2023, obiettivi?
«Tornare a vincere, ma evitare di arrivare a gennaio senza più né voglia né forze».
«Finché c'è la Shiffrin, dicono tutti: lei l'ha battuta.
«Mika è programmata per vincere. Un onore sciare con lei. Certe discipline come il gigante sono apertissime e io adoro la competizione».
Siete competitive ma..
«Lei ha avuto un entourage che ha lavorato per plasmarla. Non dico non sia umana perché è donna di grande spessore, ma se devo fare un paragone, io ho fatto un percorso più naturale. La neve, pur in una famiglia di sportivi, è arrivata prima come gioco, solo poi come lavoro. Ho avuto una pianificazione simile, solo negli ultimi 6 anni, da quando in squadra c'è mio fratello Davide».
Gigante e superG sono il piatto forte delle italiane, ma le giovani dove sono?
«Ci sono: vanno aiutate a crescere. In gigante vedo bene un ritorno alle origini di Sofia e Elena: anche se non sarà la loro prima disciplina, aiuterà il confronto».
Nel team azzurro più campionesse o prime donne?
Primedonne? Semmai, io e Sofia due donne adulte, due professioniste che si confrontano e poi si preparano per uno sport individuale. Alla serata del nostro sponsor Armani abbiamo, in effetti, molto discusso».
Vede! E di cosa?
«Di come vestirci, outfit e altezza dei tacchi».
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