Irma, una farfalla d'oro ma senza pass olimpico. E c'è il solito caos arbitri

Rassegna monca per il forfait di 20 nazioni. La guerra Cio-Iba nega posti per Parigi '24

Irma, una farfalla d'oro ma senza pass olimpico. E c'è il solito caos arbitri

Irma è un nome destinato a far successo. Troverete conferma in letteratura e nel cinema, nella storia e nella musica, certo anche nello sport. Nome che deriva da una divinità sassone, e null'altro si può pensare che non venga elevato ad un Olimpo. Irma Testa, la ragazza che si fa chiamare Butterfly (Cassius Clay in tal senso ha fatto danni) lo ha orgogliosamente trascinato fin sul podio più alto dei mondiali della boxe. Le donne conoscono l'arte della lotta in ogni campo e lei, poliziotta delle Fiamme Oro, ce lo ha mostrato avendo scalato tutti i gradini del ring: argento mondiale l'anno passato a Istanbul, due volte campionessa d'Europa (lo è tuttora), prima donna italiana ai Giochi olimpici e primo bronzo a Tokyo 2021 per la storia nostra dove i maschietti ci hanno fatto annegare in un mare oscuro. Il tocco in più, il pugno che non tradisce stavolta è arrivato nell'arena di New Delhi, davanti alla kazaka Karina Ibragimova, mancina tenace e tosta che con Irma ha un conto aperto: sconfitta al Global boxing forum, kermesse a sfondo professionistico organizzato dall'Iba (la federazione internazionale), dove le due si contesero un premio di 30 mila e 20 mila dollari, nuovamente battuta stavolta dove c'era in palio un glorioso titolo mondiale e danari da professionismo autentico (100mila dollari per l'oro, 50 mila l'argento, 25mila al bronzo). Si parla di boxe dilettanti, ma è boxe caos per la guerra aperta fra l'Iba e il Cio. In compenso agli atleti vanno ricchi premi. Per i prossimi mondiali è previsto il raddoppio.

Poi c'è il ring e qui Irma, che arriva dal quartiere Provolera di Torre Annunziata, figlia pugilistica del maestro Zurlo, non mette confini alla sua arte e talvolta cerca il divismo. Una vita di sacrifici, ma è valsa la pena. Con questi risultati, lo rifarei altri 20 anni, ha raccontato ieri. Stavolta è stata dura, match condotto sul filo, gestito dal jab sinistro, a rischio nella seconda parte. La kazaka più pesante nei colpi, Irma meglio nella scherma, stessa altezza, 25 anni l'italiana, due in più l'altra. Il verdetto è stato unanime e va a raddoppiare il titolo vinto nel 2016 da Alessia Mesiano, ad Astana, nella stessa categoria: quella dei piuma. Grande giornata per la nostra boxe rosa: all'oro di Irma va aggiunto l'argento di Sirine Chaarabi, ragazza tunisina naturalizzata, che nei 52 kg (categoria non olimpica) ha trovato nella cinese Wu un'avversaria scorbutica. C'è di tutto in queste due medaglie, anche la rivalsa per l'ingiustizia subita da Assunta Canfora, fuori nei quarti per un assurdo comportamento dell'arbitro: poi espulso dalla manifestazione. Il problema arbitrale è uno dei casi della boxe: il Cio ha chiesto la disponibilità per le Olimpiadi, l'Iba ha minacciato l'esclusione da altri tornei. Per ora vince il Cio.

In realtà questi sono stati mondiali monchi: 20 nazioni hanno dato forfait per i contrasti tra Cio e Iba e i risultati non valgono come pass olimpici. Le ragazze dovranno cercar la via per Parigi 2024 agli europei di giugno in Polonia. Come sempre, peggiori in campo i dirigenti mondiali.

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