Italia prima per medaglie. Ma Alaphilippe fa il bis

Tre ori e un bronzo nella rassegna, però nella gara clou siamo indietro. Cassani ai saluti

Italia prima per medaglie. Ma Alaphilippe fa il bis

In un Belgio straripante pubblico e in festa per una rassegna iridata che ci ha riempito il cuore (più di un milione e mezzo di spettatori sulle strade, ndr), festeggiano gli «odiatissimi» francesi che centrano il bis con Julian Alaphilippe, il d'Artagnan del ciclismo mondiale, che dopo Imola si conferma campione del mondo anche a Lovanio.

Se in Italia gli sfottò sono sui Carabinieri, in Francia sono soliti prendere in giro i belgi, che ieri, da grandi favoriti, sono stati i veri sconfitti. Da un mondiale di rara bellezza, su un tracciato mozzafiato che cattura l'attenzione e non fa chiudere palpebra nemmeno dopo un boccone fugace, esce un vincitore strepitoso: è lo stesso dell'anno scorso. Come già a Imola, Alaphilippe si presenta tutto solo anche sul traguardo di Lovanio. È un successo netto, senza se e senza ma. Era il più forte e lui l'ha dimostrato con quattro accelerazioni: la prima a 58 km dal traguardo, la seconda a ventuno, poi ai meno diciannove e infine, quello letale ai meno diciassette.

Il transalpino è il settimo corridore della storia a tenersi stretta l'iride conquistata l'anno prima. «Bellissima maglia, perché non indossarla ancora?», le parole della vigilia di LouLou, 29 anni, che meglio di tutti sa interpretare le prove di un giorno. «Ero rilassato e senza pressione, non pensavo di riuscire a fare questo», aggiunge l'iridato, che a differenza di Wout van Aert, il grande sconfitto, ha persino saltato le Olimpiadi di Tokyo per preparare il bis mondiale. Il belga, invece, ha inseguito l'oro a cronometro, sfuggito per soli 5 e quella maglia iridata nella prova su strada, dopo pochi giorni. Per la serie: sarai anche un fenomeno, ma resti pur sempre un uomo.

L'ultima Italia guidata da Davide Cassani fa il suo, e regge la parte finchè può. Tra lui e il collega transalpino Voeckler, salito in ammiraglia lo scorso anno, la differenza è semplice: uno ha Alaphilippe, Cassani no. In verità non ha nemmeno fortuna, visto che fra le cadute di Trentin e Ballerini e le forature di Ulissi e Moscon vede la sua Nazionale smarrire un po' la bussola nella prima parte, per poi ritrovarla nel finale senza però arricchire il medagliere generale che la spedizione dell'Italia chiude trionfalmente al primo posto con tre ori e un bronzo.

Fine di una storia azzurra, della quale non si conosce però ancora l'epilogo.

«Il futuro? Mercoledì parlo col presidente Dagnoni, poi avrò le idee più chiare», ci dice Cassani. Anche se tutto lascia pensare che i suoi sogni e i suoi programmi siano sempre nel ciclismo, ma non più sotto la bandiera azzurra. Non più con questa Federazione.

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