Allora non si cinguettava, se non sugli alberi. Il mese era comunque maggio, l'anno millenovecentosettantasei e la Juventus così scrisse in un comunicato, il giorno ventitrè: «La Juventus F.C. comunica che il sig. Ugo Locatelli, attuale responsabile del settore giovanile, lascia l'incarico per raggiunti limiti di età. La direzione della Juventus rivolge il più affettuoso e sincero ringraziamento a Ugo Locatelli, rendendo omaggio al valore, alla serietà e alla dedizione con cui egli ha sempre servito, per oltre trent'anni, i colori bianconeri. Nel precisare che la società continuerà ad avvalersi della sua preziosa opera di consulenza, comunica che alla direzione del settore giovanile verrà trasferito il sig. Cestmir Vycpalek. A sostituire il sig. Vycpalek nella sua attuale funzione di direttore dei servizi tecnici è stato destinato il sig. Carlo Parola. Le funzioni di allenatore della prima squadra verranno affidate per la stagione 1976-77 al sig. Giovanni Trapattoni che sarà coadiuvato dal sig. Romolo Bizzotto».
C'è tutta la filosofia sabaudo-fiattina, in breve: se Locatelli non fosse andato in pensione Trapattoni non sarebbe stato assunto. Trentotto anni dopo ci risiamo: la Juventus comunica con un tweet che non ha firma di persona fisica anche se facilmente individuabile e individuato. Informa che Antonio Conte sarà l'allenatore della prossima stagione. Stop, non altro. Una non notizia diventa notizia. Conte era sotto contratto, dunque, non vedo dove sia la novità, lo scoop. Semmai il dovere della decisione di continuare l'impegno contrattuale sarebbe stato il suo e non del club che comunque pensa di essersela cavata con 42 caratteri di informazione. Tralasciando la modestia della comunicazione (chissà se un giorno Fiat-Chrysler comunicherà con un tweet: «Stagione 2015-16, amministratore delegato Sergio Marchione»).
Vengo al dunque: ha vinto Andrea Agnelli, ha vinto la linea, logica, di un club nel quale si sa chi fa chi e chi fa cosa. Il presidente è colui che decide e dispone che le proprie scelte vengano rispettate, l'amministratore delegato provvede alla bisogna e i dipendenti, tutti, si devono adeguare alle direttive. Esistendo un contratto in essere Antonio Conte aveva due soluzioni: o rassegnare le dimissioni o confermare l'impegno. Negli ultimi tempi la posizione di Agnelli si era fatta più rigida e rispettosa dei ruoli. L'insofferenza di Conte era stata accettata e poi ridimensionata, senza conflitti e sceneggiate. Del resto l'allenatore salentino è stato gratificato oltre che dalla vittoria storica di tre scudetti, con record di punti, dall'affetto del pubblico e dei suoi calciatori, anche da un eccellente compenso salariale, che ha sfiorato i sei milioni di euro. La Juventus ha compreso da sempre che Conte era ed è il valore aggiunto, differente da qualunque altro tecnico che si era seduto sulla panchina bianconera nel dopoguerra. Lo ha compreso con un certo fastidio piemontese, perché ritrovarsi con un uomo che aveva ed ha preso la prima pagina, superando tutto e tutti, non è gradito a chi elabora comunicati e tweet di cui sopra. La vittoria di Andrea Agnelli va mandata a memoria per chi ha ritenuto il presidente un ingenuo principiante, come suo cugino John (vedi alla voce Della Valle Diego). Ora la Juventus dovrà usare testa e cuore nelle trattative di mercato e nessuno dimentichi le cifre della terza trimestrale del club. Non potrà esserci indebitamento finanziario per arrivare ai "top players" ma, al tempo stesso, non si potranno perdere elementi importanti la cui partenza potrebbe condizionare eventuali risultati internazionali utili ai ricavi.
Ci sono uno stadio e un centro sportivo da "sponsorizzare", il futuro è ancora da definire ma con fiducia. Comunque al posto di Antonio Conte incomincerei ad informarmi su chi, del gruppo juventino, è prossimo al pensionamento.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.