Dopo tante, forse anche troppe, sconfitte nella San Siro milanista, la Juve di Allegri ha un bel colpo di reni e piomba alle spalle della zona scudetto. Il Milan può mandare sotto processo l'ingenuità di Thiaw che si lascia aggirare da Kean costringendolo a una trattenuta che gli vale il cartellino rosso con i suoi ridotti in dieci ma forse c'è dell'altro per spiegare l'1 a 0 juventino. Perché la strada battuta da Allegri, nella preparazione, sembra prendere spunto dallo stesso piano di Simone Inzaghi in occasione del derby del 5 a 1: tirare indietro la squadra e scavare alle spalle dei difensori rossoneri profondi corridoi. In quel corridoio si infila Kean. E con i rossoneri ridotti in dieci, cambia completamente lo scenario per chi fin a quel punto è padrone sì del gioco ma lasciando traccia sul taccuino di una sola golosa occasione a metà della prima frazione. Troppo poco per meritare il vantaggio. Secondo scontro diretto perso: forse al Milan e allo stesso Pioli deve raccontare qualcosa il dato statistico.
C'è un prima e c'è un dopo che spiega quasi tutto. Il prima è quello che molti si aspettano dalla Juve di Allegri il quale vuole scavarsi una robusta trincea nella propria metà campo per lasciare la prateria a Kean, il suo eversore dichiarato. Il Milan accetta con qualche eccesso di leggerezza tattica il compito di comandare il gioco e lo fa tradendo inevitabili difficoltà nel trovare gli spazi. La spiegazione è elementare: Weah è il primo marcatore di Leao (Gatti il secondo), Kostic il primo a occuparsi di Pulisic (il secondo Rugani). La Juve difende a 5 per capirsi al volo. E così solo una sola volta capita a Leao di sprintare sul suo binario servendo Giroud la cui girata è un capolavoro di tecnica. Qui Szczesny replica con altrettanta bravura deviando con i polpastrelli in angolo. Il dopo comincia nella parte finale della frazione in occasione di una delle trappole preparate da Allegri: il lancio lungo di Weah apre a Kean il fianco destro e Thiaw non può che aggrapparsi alla sua maglia per frenarne lo slancio. Rosso da copione e sostituzione immediata di Pulisic con Kalulu.
Il dopo si srotola nella ripresa con Allegri che all'ora di gioco decide di chiamare i suoi all'assedio scegliendo dalla panchina Vlahovic più adatto di Kean nella circostanza. La svolta è dietro l'angolo ma non c'entra niente con un attacco in stile classico dei bianconero: una sassata di Locatelli da quasi 25-28 metri trova lungo la strada la deviazione diabolica di Krunic appena entrato e per Mirante, assolutamente incolpevole, c'è solo da stringersi nelle spalle. Il centrocampista, ex di serata, decide la sfida come fece nel 2016 (era sempre il 22 ottobre) a favore del Milan.
Pioli consuma tutti i cambi rimasti a disposizione, smonta e rimonta lo schieramento consumando tutte le energie rimaste senza creare rischi autentici alla difesa juventina che governa il finale della sfida con grande sicurezza. Alla Juve restano solo un paio di soluzioni firmate Vlahovic deviate da uno strepitoso Mirante.
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