Dici Pirlo e Gattuso e pensi al centrocampo del Milan e della Nazionale: 218 partite vissute fianco a fianco in rossonero, più quelle in cui hanno difeso i colori dell'Italia. Per chi se lo fosse dimenticato, campioni del mondo. Stasera, avversari in Juve-Napoli: Supercoppa in palio, trofeo che vuol dire tutto e niente ma che comunque sarà meglio alzare al cielo. Uno scontro diretto che sarà il primo stagionale, vista la telenovela andata in scena tra ottobre e dicembre causa covid - con la decisione finale di fare disputare il match di campionato dato inizialmente vinto a tavolino alla Signora. Aspettando di conoscere la data del recupero chè in Italia mai nulla può essere risolto in tempi rapidi e certi sotto allora con la Supercoppa. Cui le squadre arrivano con umori quasi opposti: i campioni d'Italia sono reduci dalla scoppola presa dall'Inter che ne ha messo a nudo (definitivamente?) lacune e difetti, mentre Insigne e compagni hanno maltrattato la Fiorentina issandosi al terzo posto in classifica. Entrambe, avendo una partita in meno rispetto alla concorrenza, sono ancora in lotta su tutti i fronti. Tra le due, però, chi è messa peggio è la Juventus: per le aspettative che si porta dietro e perché a Gattuso nessuno ha chiesto lo scudetto. Cosa che invece Agnelli (ieri tre ore di vertice tra Eca e politica sportiva con Florentino Perez alla Continassa) ha fatto con Pirlo: il quale certo non sente scottare la propria panchina (per la cronaca: contratto fino al 2022) ma la cui luna di miele con il soprannome di Maestro datogli ai tempi in cui dominava le partite in mezzo al campo - potrebbe anche essere prossima a terminare. Insomma: la Juventus ha bisogno di scoprirsi all'altezza delle big e, per farlo, alzare stasera un trofeo la aiuterebbe. Se così non fosse, le parole pronunciate da Chiellini dopo la batosta del Meazza («stiamo facendo il possibile, ma i cicli finiscono») assumerebbero un che di sinistro e inquietante. E Pirlo, alla sua prima esperienza da allenatore e alla guida di un gruppo mal assemblato, avrebbe il suo bel da fare a gestire una situazione fattasi nel frattempo emergenziale.
Di contro, Gattuso. Arrivato lo scorso inverno in sostituzione di Ancelotti, bravo a entrare subito in sintonia con l'ambiente e a non scontrarsi con il mai facile padre padrone De Laurentiis. Anche per lui ci sono già stati tanti alti e bassi, il che ha anche rallentato il cammino verso il rinnovo del contratto in scadenza il prossimo giugno: l'idea di massima ne prevede il rinnovo fino al 2023 e uno stipendio di circa 2 milioni più bonus. Senza però i tanti lacci e lacciuoli che il patron ama inserire in ogni rapporto di lavoro: vincere oggi permetterebbe comunque all'ex Ringhio' di avere quasi il coltello dalla parte del manico.
Di fronte a una vittoria, Adl abbozzerebbe quasi di sicuro: al contrario, i tempi potrebbero dilatarsi con conseguenze magari imprevedibili.Comunque sia, parola al campo: Juve in emergenza totale (assente anche Demiral, oltre ad Alex Sandro, Cuadrado e De Ligt), mentre il Napoli sfoglia la margherita Mertens ma recupera Petagna. Su il sipario.
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