Juve in pellegrinaggio. Adesso la Champions è solo questione di soldi

Tappa decisiva in Israele: se non va agli ottavi e resta fuori, l'anno prossimo perde 100 milioni

Juve in pellegrinaggio. Adesso la Champions è solo questione di soldi

Guardi la classifica di campionato e, più o meno incredibilmente, prendi atto che la Juventus è diventata una squadra di metà classifica: meno dieci dal primo posto e più dieci dall'ultimo. Per di più, le lunghezze di ritardo dalla quarta piazza sono già sette: come dire che anche la qualificazione alla prossima Champions League è ben lontana dal poter essere considerata certa. E la valle di lacrime non finisce certo qui: perché, dopo tre partite disputate, i bianconeri hanno appena tre punti e, se non dovessero vincere stasera sul campo del Maccabi Haifa, potrebbero quasi certamente salutare anche la speranza di acciuffare per la coda la qualificazione agli ottavi dell'attuale Champions visto che Psg e Benfica sono già a quota 7. E, come sempre in questi casi, i calcoli da fare non sono soltanto quelli sportivi, anzi. Perché se è vero che non si può sempre vincere anche se Torino pensano il contrario lo è anche il fatto che certi scenari e soprattutto certe prospettive economiche terrorizzano chi deve fare di conto. Non è infatti un segreto per nessuno che i proventi della Champions siano vitali per la salute dei conti di tutte le squadre che vi partecipano e che da essa incassano decine decine di milioni. Ecco: se la Juve dovesse uscire prima degli ottavi di finale traguardo che Allegri ha sempre raggiunto da quando allena e a fine stagione non si dovesse qualificare per la prossima edizione, il buco rispetto a quanto messo (come sempre) in preventivo si aggirerebbe intorno ai 100 milioni. Tanti soldi che verrebbero a mancare e che condizionerebbero anche il piano di risanamento messo a punto in tempi recenti. Né va dimenticato che l'ultimo bilancio si è chiuso con il passivo mostruoso di 254 milioni: mai in Italia si è fatto peggio, tanto per dire. Allegri ha insomma le sue gatte da pelare dentro e intorno al campo, ma anche la società non è messa benissimo e, se gli introiti dovessero drasticamente diminuire, ci saranno anche meno risorse da destinare alle prossime sessioni di calcio mercato: è la famosa spirale negativa da cui diventerebbe complicato uscire, anche se la proprietà ha già dimostrato di potere immettere denaro fresco per ovviare a certi conti evidentemente sballati.

Si vedrà. Nel frattempo, non si può prescindere dai tre punti di stasera. Contro una squadra battuta a Torino la settimana scorsa ma che, a una quindicina di minuti dal termine, si era portata sull'1-2 spaventando non poco una Signora sempre tremebonda. «Servono cuore e passione così Allegri -. Poi succede che ci siano degli errori: capisco che dall'esterno sembri tutto facile, ma non è così. Noi mettiamo tutto quello che abbiamo per riportare la Juventus ai posti che le competono, ma per raggiungere gli obiettivi bisogna fare molto di più e riacquistare autostima».

Che, se non si vince quasi mai, diventa difficile da trovare per strada. Alternative comunque non ce ne sono: torna Di Maria (tre assist all'andata), Milik andrà in panchina e a Vlahovic si chiederanno ovviamente i gol della speranza. In caso contrario, potrebbe succedere di tutto.

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