Stavolta dobbiamo fidarci. L'anno scorso non potevamo. Dodici mesi passano veloci nel motomondo, tanto più se si corre in sella ai desmodromici di Borgo Panigale. Perché il genio italiano, quando prende nasate, diventa ancor più genio. E le sette vittorie del Dovi e di Jorge nel 2018 non bastano a togliere la sensazione fastidiosa di aver sbattuto la faccia. Colpa del rinnovo tardivo con Andrea che si era trascinato nello scorso campionato quel tanto di troppo da renderlo nervoso, imperfetto, portandolo a sbagliare e cascare. Colpa del mai nato amore tecnico con Lorenzo. Colpa dell'evidente impossibilità di far collaborare un talento onesto e lavoratore come il Dovi e un pluri campione divo arrivato con tutti gli onori. Colpa di una direzione tecnica che l'inverno scorso aveva faticato a convincersi e a seguire le indicazioni del pilota italiano che da sette stagioni si era preso sulle spalle tutto il peso di far crescere la moto.
Invece, stavolta, possiamo fidarci.
Perché ora Dovi sa di essere stato accontentato e la guidabilità a centro curva è migliorata; perché Lorenzo non c'è più e il nuovo compagno, Petrucci, proprio come Andrea, è cresciuto a motori e umiltà, ha un contratto di un anno e sa che se vorrà rinnovarlo dovrà migliorarsi e aiutare il compagno. E poi e soprattutto stavolta possiamo fidarci perché la Ducati ha un alleato: Lorenzo sull'Honda compagno di Marquez. Un dream team pronto ad esplodere.
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