L'Arabia Saudita e quello schiaffo alle vittime di Londra

Con tutti gli avversari che si potevano scegliere per il debutto dell'Italia di Mancini, perché proprio i sauditi? Gli stessi che nel giugno 2017 si rifiutarono di partecipare al minuto di silenzio per le 8 vittime dell'attentato del London Bridge

L'Arabia Saudita e quello schiaffo alle vittime di Londra

Il nuovo ciclo della nazionale italiana di calcio inizia con una partita amichevole. L'Italia di Roberto Mancini debutta a San Gallo, in Svizzera, contro l'Arabia Saudita. Al netto di ogni valutazione sul valore tecnico della rappresentativa proveniente dal Golfo persico - ci può stare alla prima uscita ufficiale di affrontare un avversario di rango inferiore - fa discutere la scelta della Federcalcio di incrociare le armi proprio con l'Arabia Saudita, quantomeno per ragioni di opportunità.

Qualcuno ricorderà che il 4 giugno 2017 Londra fu sconvolta da un attentato. In quell'occasione, un gruppo di terroristi investì con un furgone alcuni passanti sul London Bridge, sparando all'impazzata e finendo alcune vittime a colpi di coltello. Alla fine di quella terribile giornata si contarono complessivamente 11 morti, di cui 8 civili e 3 attentatori. Un vero e proprio massacro. Nei giorni successivi, come sempre accade, la comunità internazionale fece sentire la sua solidarietà all'Inghilterra e ai familiari delle vittime.

Nel mondo dello sport, per ricordare le tragedie, c'è l'abitudine di tenere un minuto di silenzio. Così vale anche nel calcio, e così si fece il 7 giugno - 72 ore dopo la tragedia - ad Adelaide prima dell'inizio della partita Australia-Arabia Saudita, valida per le qualificazioni ai Mondiali di Russia. Ma solo i giocatori della nazionale australiana parteciparono a quel minuto di silenzio, mentre i calciatori sauditi si rifiutarono di commemorare le vittime dell'attentato, preferendo allontanarsi per il campo in ordine sparso.

Un gesto di odiosa indifferenza che fu condannato a livello internazionale, a tal punto da costringere la Federcalcio saudita a presentare le proprie scuse ufficiali nel giro di 24 ore. Scuse apparse ai più tardive e ipocrite. Come noto, l'Arabia Saudita è una monarchia assoluta che nega le più elementari libertà civili.

Si può essere condannati a morte per apostasia, cioè per rinuncia alla religione islamica, e tra i metodi di esecuzione previsti dalla legge c'è anche la lapidazione. Uno dei tanti motivi per cui la Federcalcio italiana avrebbe potuto - e dovuto - cercare un avversario diverso. Anche il calcio dovrebbe seguire un'etica.

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