Lautaro, effetto Messi per la scossa in A

Il Toro si è sbloccato prima della sosta, poi Leo l'ha lanciato per il Pallone d'Oro

Lautaro, effetto Messi per la scossa in A
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Inzaghi ricorda bene come Juric nei 3 anni sulla panchina del Torino abbia messo spesso in difficoltà la sua Inter, pur senza mai batterla. Ed è partendo dal ricordo di quelle sfide, che in campo sono state spesso battaglia fisica, che ha preparato la ripresa di stasera allo stadio Olimpico.

Campionato atto terzo, ovvero terzo spicchio di stagione: 7 sfide in 21 giorni per vedere l'effetto che fa. Un anno fa, lo stesso scorcio di stagione, compresso fra la seconda e la terza sosta, fu determinante per il primo allungo: 6 partite, tutte vinte, 4 in Italia e 2 in Europa. Per ripetersi, servirebbe la stessa Inter. Il dubbio è capire se quell'Inter esiste ancora e di certo la partita di stasera darà una mano a risolvere il rebus.

Inzaghi riparte dalle 3 vittorie di inizio mese e ovviamente dalla ThuLa. Thuram è partito malconcio ed è tornato sano, quasi riposato dalla Nazionale (solo una simbolica presenza di alcuni minuti). Lautaro ha timbrato il cartellino del gol anche contro la Bolivia, arrivando a quota 29 in 66 partite, a una media superiore a quella in nerazzurro (132 in 290 partite). Per lui, anche l'endorsement di Messi nella corsa al Pallone d'Oro, che però fa curriculum e non punti.

Trascinatore nella stagione dello scudetto, quest'anno il Toro è partito a marcia indietro, trovando il gol solo contro Udinese (2) e Stella Rossa: 3 in totale, quando invece un anno fa a questo punto erano già 10. Capita anche a quelli bravi. Con la Roma, peraltro, Lautaro ha il conto in rosso pieno: appena 1 gol in 12 partite, il peggiore bottino raccolto contro le squadre italiane (Genoa a parte, cui non ha mai segnato, ma in appena 7 partite). Un piccolo motivo in più per provare a fare gol, non bastasse la grande spinta di tenere il ritmo delle prime.

Inzaghi ritrova Barella e deve decidere se farlo cominciare o dare ancora fiducia a Frattesi, la

sua riserva. C'è da pensare a Juric e alla Roma, ma soprattutto allo Young Boys e soprattutto alla Juventus, anche se il tecnico giura che non è vero: «Conta solo la Roma e servirà una grande partita. Il resto verrà dopo».

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