La carica del Toro

Lautaro torna al gol con una doppietta e mette il derby alle spalle. Ma l'Inter non è ancora lei: tante le imprecisioni sotto porta, l'Udinese resta viva sino alla fine Ora la Champions è sfida verità

La carica del Toro
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L'Inter ritrova la vittoria in trasferta e i gol di Lautaro, mancavano entrambi dal 10 maggio a Frosinone, ma nemmeno a Udine perde il brutto vizio di sbagliare. Troppi gli errori in attacco, che lasciano aperta una partita che avrebbe già ampiamente potuto chiudere nel primo tempo, ma gravi anche quelli in difesa, che regalano all'avversario gli ultimi 10 minuti di vana speranza.

Udinese molto più vicina nel punteggio (2-3) che nei fatti. Inter padrona distratta, ancora distante dalla squadra che ha dominato il campionato, anche se Inzaghi va molto più di carota che di bastone. «Sono molto soddisfatto, i ragazzi sono stati fantastici», onestamente un po' troppa enfasi per l'occasione, a meno che il derby perso non avesse fatto più danni di quanto supposto lontano da Appiano Gentile. «Venivamo da una settimana molto delicata, ma leggevo negli loro occhi la voglia di riscattarsi».

E se nel derby era stata la partenza di Fonseca a sorprendere i campioni d'Italia, a Udine l'Inter ci mette meno di un minuto per fare saltare il piano di Runjaic (un attaccante in meno e squadra a specchio per intasare gli spazi di Inzaghi) con il lampo di Frattesi innescato da Darmian. Poteva essere l'avvio di un pomeriggio bagnato dai gol e non solo dal diluvio, ma in mezz'ora i nerazzurri in versione giallonera sbagliano 4 gol, apparentemente uno più facile dell'altro. Quello di Lautaro, di testa, il più facile di tutti.

Persino scontato che l'Udinese a quel punto finisse per segnare: prima Dimarco salva in anticipo su Lovric, poi Bisseck (ampiamente il meno fantastico di tutti, parafrasando Inzaghi) sbaglia la copertura in area su Kabasele e Sommer incassa il terzo gol di testa in 6 partite (l'anno scorso furono 4 in tutto il campionato). Qui scende in campo il Toro, che rompe l'incantesimo un istante prima del riposo, gol cercato ma fortunoso (rimpallo su Bijol) e raddoppia in avvio di ripresa (con partenza ad alta intensità come nel primo tempo), aggiornando le sue già ricche statistiche: 105 gol in Serie A (ottavo nerazzurro nella storia, con Icardi, Boninsegna e Mazzola nel mirino) e 131 in assoluto con l'Inter (qui è già sesto, alla pari con Nyers). «Dobbiamo restare umili e continuare a lavorare», spiega il capitano, che ingolosito dalla possibile tripletta sciupa l'unica vera palla gol per l'1-4 («ha cercato il pallonetto anziché passarla a Mkhitaryan), copyright Inzaghi) e come già nel primo tempo dà all'Udinese la forza per tornare dentro la partita. Sciagurato anticipo fuori tempo di Bisseck nella metà campo avversaria e contropiede micidiale ispirato da Brenner e finalizzato da Lucca.

È il 2-3 finale, soprattutto è il settimo gol incassato da Sommer in 6 partite, l'anno scorso ne servirono 11. Ma questa non è (ancora?) l'Inter dell'anno scorso. Controprova, martedì in Champions League. Con la Stella Rossa serve solo vincere.

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