L'esempio della Vio in una spedizione che colleziona ori

A Parigi con il doppio cognome: "La mia storia spero ispiri i giovani..."

L'esempio della Vio in una spedizione che colleziona ori
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Tocca a Bebe Vio. Per la prima volta con l'aggiunta di Grandis, cognome della mamma. Dopo essere stata nel gruppo degli ultimi tedofori alla cerimonia d'apertura, l'icona del paralimpismo è pronta a salire in pedana. Lo farà oggi al Grand Palais di Parigi, dove la più vulcanica campionessa dello sport italiano, che ha cominciato a tirare di scherma a cinque anni prima di essere colpita da una meningite che ha reso necessaria l'amputazione di gambe e avambracci, proverà a ripetere le imprese di Rio 2016 e Tokyo 2020 e vincere il terzo titolo di fila nella gara individuale del fioretto. «Sono cresciuta sia come donna che come atleta - dichiara la 27enne veneziana -. Come me, tanti altri bambini e ragazzi disabili sono diventati fieri atleti paralimpici. Spero che guardando i Giochi nuove generazioni vengano ispirate a credere nei propri sogni».

Quello di Bebe è l'inno alla tenacia. Il suo volto è il manifesto dello sport praticato dai disabili. In questi anni, poi, il suo sorriso ha riacceso il motore della speranza. Molti si sono avvicinati al mondo paralimpico dopo essersi innamorati di questa ragazza-guerriera che ti travolge con un fiume di parole e di sensazioni. E che è capace di scherzare su se stessa, come quando disse: «Io come la Sirenetta, mi cresceranno le gambe?». Con il suo temperamento ha conquistato pure l'ex presidente Usa Obama, che l'ha invitata alla Casa Bianca, al quale è riuscito a strappare un selfie. Si è innamorata di lei anche Ursula von der Leyen, la presidente della Commissione Europea che nel 2021 l'ha invitata al Parlamento, dove ha ricevuto un'ovazione: «Bebe rappresenta lo spirito e i valori dell'Ue». È diventata persino una barbie, la bambola più amata che ritrae perfettamente la campionessa paralimpica con protesi annesse. È impegnata attivamente in alcuni eventi inclusivi come «WEmbrace Sport», dove campioni olimpici e paralimpici hanno gareggiato insieme. «Per dimostrare a tutti che lo sport integrato non solo è possibile, ma è anche in grado di donare lo stesso livello di adrenalina di quello olimpico».

In attesa della Vio, ieri è arrivato un bronzo nella scherma con Edoardo Giordan nella sciabola maschile categoria A. E poi altri due ori dal nuoto. Con l'immensa Carlotta Gilli, che ha vinto i 200 misti e che sale a cinque metalli a questi Giochi; con Stefano Raimondi, ancora d'oro stavolta nei 100 farfalla. C'è anche il bronzo di Federico Bicelli nei 100 dorso. L'atletica festeggia l'argento nel lancio del disco della veterana Assunta Legnante (foto in alto), 46 anni. Ha perso la vista per un glaucoma, ma non il senso dell'umorismo: «Non è il momento di smettere.

Voglio andare a Los Angeles 2028 perché non ho mai visto l'America. Beh, non la vedrò nemmeno stavolta però comunque voglio andarci». Infine, bronzi anche nel tiro con l'arco, con il medico chirurgo Elisabetta Mijno, e nell'equitazione, con la 48enne Sara Morganti.

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