C'era una volta la cenerentola Monza, quella che al primo anno in A dopo 110 stagioni sfiorò la qualificazione in Conference League. C'era una volta ma non c'è più e la classifica lo dice senza ambiguità: 11 sconfitte, 7 pareggi, una sola vittoria e ultimo posto a -7 dalla salvezza.
Prima della morte di Berlusconi, i tifosi cantavano «sogno la Champions League», contro il Cagliari la coreografia ha recitato la seconda strofa: «Se non arriverà, ce ne torniamo al bar». Dopo l'1-2 interno, contestazione ai cancelli e cori all'indirizzo della squadra, che nei giorni successivi si è vista recapitare la lettera di Adriano Galliani.
«Nel girone di andata dello scorso campionato siete stati in grado di conquistare 25 punti. Questo è quello che dobbiamo fare nel girone di ritorno» è stato il diktat dell'ad. «Se qualcuno di voi pensa sia impossibile e non intende mettere cuore, testa e anima nell'impresa è pregato di farmi chiamare dal proprio procuratore onde verificare se esistono le condizioni ragionevoli per una partenza immediata». Una chiamata alle armi proprio alla vigilia del posticipo contro gli ex Palladino e Colpani, i grandi assenti di quest'anno insieme all'ormai juventino Di Gregorio. Dopo un mercato al risparmio, Nesta ha pagato per tutti l'avvio choc, ma Bocchetti non ha dato la scossa e i cori in curva Pieri hanno sottolineato la difficoltà.
Acuita dalla fase di stallo nelle trattative di ingresso in società di Gamco, il fondo americano che a inizio stagione sembrava destinato a entrare in maggioranza e che invece resta alla finestra.La classifica penalizza il valore del club, il resto procede a tentoni: tra un mercato che sogna Insigne e una politica locale che dibatte se intitolare lo stadio alla memoria di Berlusconi.
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