L'haka fa paura, gli All Blacks un po' meno. Italia, sconfitta onorevole

Azzurri bene con la difesa, ma poi troppi errori. Implacabile la reazione dei neozelandesi. Finisce 11-29

L'haka fa paura, gli All Blacks un po' meno. Italia, sconfitta onorevole
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Non è stata una marea nera. Se non altro perchè senza l'ultima meta di Beauden Barrett sarebbe stato il miglior risultato delle sfide con gli All Blacks. Loro restano di un altro pianeta. Ci abbiamo provato ma la buona volontà non basta neanche a Torino. È finita 29 a 11 (4 mete a 1) al termine di 80 minuti in cui gli errori sono troppi e non basta la difesa per fermare la marea nera.

L'Italia parte bene e costruisce la sua partita soprattutto sulla fase difensiva. Passiamo a condurre grazie al piede di Garbisi che capitalizza l'indisciplina degli All Blacks. Ma è troppo poco per sognare: Beauden Barrett tiene la Nuova Zelanda incollata e il placcaggio di suo fratello Scott Barrett che costringe gli All Blacks con un uomo in meno potrebbe darci una mano. Peccato che non riusciamo a capitalizzare. Magari la tenuta difensiva fa la differenza in qualche caso, ma gli errori sono tanti, troppi. Regali che con gli All Blacks non puoi permetterti. I tuttineri saranno magari irretiti dalla aggressività azzurra ma sanno che possono far male a prescindere. E alla fine riescono.

A passare ci pensa Cam Roigard nella prima vera minaccia portata sotto i pali degli azzurri. Il mediano si infila nell'unico interstizio della difesa azzurra e si apre da solo un'autostrada verso una meta che apre la partita. Si esce dal piano di gioco e si recita a soggetto. Rieko Ioane fa paura con le sue incursioni e gli azzurri finiscono facilmente in affanno. Basta poco alla Nuova Zelanda per trovare la chiave e togliere l'ossigeno all'Italia. Roigard ricuce ma Tele'a e Sititi fanno il resto e quando hanno la possibilità di allargare il gioco per linee esterne fanno male. Nasce così il secondo sigillo di Will Jordan che taglia in due una chiusura non proprio impeccabile della squadra di Quesada.

La differenza è nell'imprecisione azzurra, piccoli dettagli che nei fatti restituiscono con matematico cinismo l'ovale alla squadra di Robertson. Nella ripresa l'Italia perde la più grossa delle occasioni. Si installa a ridosso della area di meta neozelandese ma per ben tre volte non riesce a passare. E così ci pensa Mark Tele'a innescato alla mezzora. Ci accontentiamo con la fiammata di Tommy Menoncello alla sesta meta in azzurro. Prima ruba un pallone alto a Tele'a poi riceve da Zanon il pallone che lo lancia in una disperata corsa verso un sigillo da raccontare ai nipotini. Peccato che a riportarci con i piedi per terra, c'è sempre il malaugurato calcio che cade in bocca al 10 in nero che innesca le marce alte e si infila lungo l'out verso la meta che chiude i conti.

Ora se ne riparla l'anno prossimo nel Sei Nazioni. Prima sfida a Edimburgo il primo febbraio contro la Scozia, poi la settimana contro il Galles a Roma. Per Quesada e il suo gruppo sarà cruciale arrivare puntuali e non perdersi per strada.

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