Il minimo con il massimo. Basta un rigore di Lukaku all'Inter per mettere il fiato sul collo al Milan, ora solo a un punto. Vittoria che più cinica non si può per Conte, ma è così che vincono le grandi squadre, ma soprattutto si portano a casa gli scudetti. Vittoria pesante contro una diretta rivale, come non era mai successo in questa stagione. Arriva contro il Napoli che si è illuso, ha sbattuto su Handanovic, tradito dall'Insigne espulso in occasione del rigore, dopo aver perso subito Mertens per infortunio. Gli episodi hanno detto contro a Gattuso, compreso un palo di Petagna nel recupero, ma non è una bocciatura in quello che solo il tempo dirà se è stato un crocevia scudetto dopo che Conte e Gattuso si erano nascosti a parole.
Tra seconda e terza della classe ci si aspettavano i fuochi d'artificio, ma per un tempo, i due migliori attacchi del campionato hanno le polveri bagnate. Lautaro Martinez non scarta il cioccolatino regalato da Koulibaly mettendo a lato da centro area con la porta spalancata. Dall'altra parte è Zielinski a non inquadrare la porta. A quel punto Gattuso ha già dovuto ridisegnare il suo reparto offensivo perché Mertens nel tentativo di effettuare un cross si gira malamente la caviglia sinistra. Il belga esce in lacrime dentro Petagna, perché Osimhen è in Belgio a curarsi l'infortunio al braccio che lo tormenta da un mese. Lozano quando viene innescato crea sempre scompiglio tra le maglie della difesa nerazzurra. La morsa di Koulibaly e Bakayoko dissinesca la forza d'urto di Lukaku. Conte e Gattuso sono come due pugili che si studiano senza prendere davvero l'iniziativa. Un eccesso di timore reverenziale, soprattutto di Conte che sceglie Darmian e non Hakimi. Tra due potenze di fuoco come spesso succede sono le difese ad avere la meglio, senza dimenticare che quella di Gattuso sarebbe la migliore del torneo senza la sconfitta a tavolino contro la Juventus.
Conte come contro lo Shakhtar ha troppa poca qualità a centrocampo, Brozovic è spento come nelle sue serate peggiori: difficile così sorprendere l'organizzazione del Napoli se non aggirandola sulle fasce. Per Gattuso dovrebbe essere Zielinski il valore aggiunto sulla trequarti, ma il polacco va a intermittenza. Dopo un'ora di ritmi soporiferi, nessuna delle due squadre accenna a un cambio di ritmo: il pressing dell'Inter è blando, mentre il Napoli punge appena con la fantasia dei suoi attaccanti.
Il piano B di Conte è una causa di forza maggiore, prima se la prende con i dottori che rientrano con calma e tardano a dargli notizie su Brozovic, che poi è costretto a uscire. Resta ovviamente seduto Eriksen, dentro Sensi che al primo pallone trova Darmian in area travolto da Ospina in uscita: rigore. Non solo. Insigne manda platealmente a quel paese l'arbitro e viene espulso. La partita del capitano del Napoli è riassunta in un minuto: prima Handanovic con un riflesso eccezionale gli disinnesca un prodigioso colpo di tacco, poi si becca il rosso.
Come il sangue di San Gennaro che ieri non si è sciolto. I miracoli invece li fa il portiere nerazzurro che nega il gol dell'ex a Politano. E ci si mette anche il palo a salvare la quinta vittoria di fila dell'Inter e a farle mettere nel mirino il Diavolo.
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