Lippi-Cina, è finita: l'ex c.t. azzurro si è dimesso. E ora che fa?

Il c.t. campione del mondo nel 2006 si è dimesso da allenatore della Cina dopo la sconfitta 3-0 contro l'Iran nei quarti di finale di Coppa d'Asia. "È stato un onore", il commiato del tecnico viareggino che ora, a 70 anni, deve decidere il suo futuro

Lippi-Cina, è finita: l'ex c.t. azzurro si è dimesso. E ora che fa?

"Ha fatto fin troppo". È il commento uscito dalla bocca di chi segue il calcio asiatico dopo che Marcello Lippi ha annunciato le sue dimissioni da commissario tecnico della Cina. Fatale alla nazionale cinese (e al c.t. campione del mondo nel 2006) la sconfitta per 3-0 contro l'Iran nei quarti di finale della Coppa d'Asia che si sta svolgendo negli Emirati Arabi. "È stato davvero un onore per me guidare la nazionale di un così importante paese come la Cina", ha dichiarato nel post partita il tecnico viareggino, prima di commentare così la prestazione dei suoi ormai ex giocatori: "Non si possono regalare tre gol del genere all'Iran".

Con la fine del suo rapporto con la Federcalcio cinese, termina anche il contratto da nababbo che legava Lippi alla panchina più remunerata dell'Estremo Oriente. Tra il 2016 e il 2019, l'ex allenatore di Juventus e Inter ha guadagnato 20 milioni di euro lordi a stagione, una cifra enorme che a questo punto mette il c.t. campione del mondo davanti a un bivio. "Che fare?", citando lo scritto rivoluzionario di Lenin: andare a caccia di una nuova avventura, magari sulla panchina di una nazionale emergente, o rientrare nel calcio che conta? Chi lo conosce, sa che per Lippi il non plus ultra è uscire in barca con gli amici.

Una passione a cui ha derogato dopo l'offerta monstre che gli è stata recapitata dagli uffici di Pechino della Federcalcio cinese. A Lippi era stato chiesto subito un miracolo: prendere in corsa la nazionale del Dragone e portarla ai Mondiali di Russia. Missione fallita non per colpa sua, dato che al suo arrivo a Pechino la squadra era ultima nel suo girone di qualificazione. Poi il secondo obiettivo, da centrare a tutti i costi: qualificarsi alla Coppa d'Asia 2019. Lippi ce l'ha fatta, nonostante una squadra mediamente scarsa e anziana. Non che il "bel" Marcello - che negli anni Settanta, quando era capitano della Sampdoria, faceva strage di cuori tra le tifose blucerchiate e non solo - non volesse puntare sui giovani.

È che il calcio cinese manca di quel ricambio generazionale indispensabile per dare il via a un nuovo ciclo dopo quello che trascinò la nazionale del Dragone ai Mondiali del 2002, gli unici della sua storia. Lippi, che in Cina era soprannominato la "volpe d'argento" per il colore dei suoi capelli, in 31 partite da c.t. ha collezionato 12 vittorie, 11 pareggi e 8 sconfitte, compresa quella sull'Iran, arrivata dopo avere superato, non senza problemi, la fase a gironi e l'ottavo di finale con la Thailandia.

Se i Cinesi si chiedono chi prenderà il suo posto, in Italia la domanda

che tutti si pongono è la seguente: qual è il futuro di Marcello Lippi? La scelta è la stessa di sempre: tra il mare placido e pescoso di Viareggio, il suo rifugium peccatorum, e l'odore dell'erba.

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