La notte più complicata e alla fine più bella. Che ci consegna, davanti a uno stadio quasi pieno come ai vecchi tempi, la quarta finale della nostra storia all'Europeo, la prima contro una fra Inghilterra o Danimarca. E per la prima volta battiamo la Spagna ai rigori dopo i ko del 2008 ai quarti dell'Europeo e del 2013 in semifinale di Confederations Cup. Lsa trasformazione decisiva è di Jorginho, decisivi gli errori di Dani Olmo e Morata.
L'Italia di Roberto Mancini per una volta deve snaturare il suo gioco e non riesce a essere compatta. Merito degli avversari in una notte difficile, nella quale gli azzurri sorpresi dal tiki-taka della Spagna non possono fare la partita, restano sempre bassi e hanno pochi spazi. Ecco che la gara diventa una vera e propria battaglia di nervi. Luis Enrique decide subito di spiazzarci, escludendo dai titolari Alvaro Morata e facendo saltare il duello con gli amici juventini Bonucci e Chiellini che avevano «sbranato» Lukaku. Dunque niente centravanti di ruolo, con Dani Olmo diventa una sorta di terminale offensivo delle Furie Rosse, creando anche l'occasione più pericolosa nel primo tempo sventata da Donnarumma. Le corse di Spinazzola mancano come il pane: l'esterno della Roma, costretto a seguire la partita da casa disteso sul divano dopo l'operazione al tendine d'Achille, posterà su Instagram un video nel quale canta l'inno con il figlio Mattia, di 3 anni.
I centrocampisti spagnoli sono più efficaci dei nostri, il giovanissimo Pedri (classe 2002) ha classe indiscussa, Barella e Verratti sbagliano un sacco di disimpegni e Jorginho subisce la pressione continua del diretto avversario, finendo addirittura schiacciato sulla nostra difesa. Mancano dunque i rifornimenti al nostro attacco, faticando anche nella costruzione da dietro. Di fatto non riusciamo quasi mai a leggere le loro azioni. Di Lorenzo riesce quanto meno ad annullare Ferran Torres e in una delle rare ripartenze azzurre, arriva il nostro gol che potrebbe cambiare la storia della gara: Insigne lancia in verticale Immobile, chiuso in scivolata da Laporte, con Chiesa che raccoglie la palla vagante e con un gran destro a giro batte Unai Simon.
Mancini, a quel punto, rinuncia anche lui al centravanti, schierando Berardi al posto dell'attaccante laziale, con Insigne che diventa il nostro terminale offensivo. La situazione di vantaggio non agevola, anzi complica la nostra gara. Luis Enrique decide di buttare in pista Morata che ha un impatto devastante sulla partita: subito un'occasione sventata da Bonucci, poi il gol del pareggio (meritato da parte degli spagnoli) al termine di una triangolazione con Dani Olmo. Gli ultimi dieci minuti dell'Italia, con Mancini che passa a una difesa a 5 e cambia quasi tutto il centrocampo, sono molto disordinati. Nei supplementari l'Italia si sistema a specchio (4-2-3-1) con i nostri avversari.
E corriamo rischi a ripetizione, con Donnarumma e Bonucci che effettuano interventi provvidenziali. Sembriamo senza energie rispetto agli spagnoli, avendo corso per tutta la gara. Inevitabile la lotteria dei rigori che stavolta ci premia.
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