Ercole chi sei? Si chiama Mirko Zanni, ma non sembra un ercole. Piuttosto un 23enne ragazzo ben tarato fisicamente, muscolato senza apparire culturista, cappelli spazzolati verso l'alto, sorriso radioso, occhiali da classicità intellettuale che, dice lui, devono fargli compagnia sennò nemmeno si accorge di sollevare 177 kg al bilanciere, che non è fatica da poco e stavolta è valsa la scommessa della vita: una bella medaglia di bronzo. Mirko è il nostro Ercole d'Italia, sbuca da una palestra di Pordenone dove il maestro Dario Marcuz è solito inviare atleti ai Giochi: lui era il quinto. Ieri, nella palestra di via fratelli Rosselli, erano tutti davanti alle Tv, precisi alle 13 (non altrettanto precisa la Rai che si è persa la diretta), compresi mamma e papà, entrambi ex atleti: quindi tarati alla sofferenza. Mamma proviene dall'atletica, papà dal powerlifting, simile al sollevamento pesi del figlio. In tempi lontani si erano giurati: non farà gli sport nostri. Detto e fatto: di nascosto, e con la complicità paterna, Mirko è finto in palestra. Magari da lassù stavolta sopraintendeva il nonno. Il ragazzo ne è certo: «Era in gara con me, la medaglia è anche sua». I nonni che non ci sono più, quest'anno se ne sono persi tanti, sono sempre garanzie quando si tratta di dare una mano. Ufficialmente solo le due mani di questo ercolino, condensato in 67 kg, hanno sollevato il bilanciere con i 177 kg finali. Mirko non aveva occhiali e pensava fossero i 172 falliti poco prima. Invece primo colpo a vuoto, ma il secondo lo ha fatto re. In questo sport, per regola, si conta il totale tra strappo (145 kg) e slancio (177): in tutto 322 kg, record italiano. Tanto per capirsi: il cinese Chen, medaglia d'oro, ha alzato solo 10 kg in più.
Pordenone, Friuli Venezia Giulia, ricordano un altro ercole d'Italia: si chiamava Carnera, veniva da Cormons, usava le mani ma per battersi nel ring. Evidentemente da quelle parti c'è qualcosa nell'aria. La tradizione del sollevamento pesi italiano è comunque ben radicata. Conta 5 ori, 4 argenti, e ora 6 bronzi. Zanni forse non sa di aver onorato il centenario della prima medaglia, che ci riporta all'oro del colosso genovese Filippo Bottino targato Anversa 1920: gareggiava nei +82,5 e sollevò 265 kg. Poi ci fu la tripletta d'oro di Parigi 1924 (Gabetti, Galimberti, Tonani). Infine l'oro più recente, pescato dall'alta Italia del meranese Norberto Oberburger: a Los Angeles '84, sfruttando anche l'assenza di alcuni Paesi maestri, rinverdì gli ori parigini giusto 60 anni dopo, nella categoria fino a 110 kg. Oberburger non è stato un cenerentolo della terra degli ercoli, tutt'altro. Vinse un mondiale, conquistò podi europei. Esattamente come Zanni, il cui pedigree conta un argento europeo e podi giovanili. «Ed ora c'è un senso a tutto quanto ho fatto», ha raccontato mettendo non un punto, piuttosto una virgola alla sua storia. «Non so nemmeno su quale pianeta sono, la medaglia pesa più di 322 kg. Pesa 10 anni di allenamenti e sacrifici». Appassionato della pesca, Mirko ha pescato la compagna giusta: si chiama Silvia. E non è la ragazza di un flirt che finì male: è una cintura, una vera compagna di vita, indossata prima di salire in pedana: in gara o allenamento. Un regalo che gli passò il babbo. Era sua.
Disse: «Se ti va bene, ti va bene». È andata bene, fino al podio olimpico. Ora, dopo 30 anni di servizio, Mirko vuol metterla a riposo. «La riporrò in bacheca». Con la medaglia. Mirko, Silvia e la medaglia: una bella famiglia.
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