PyeongChang E' successo. Due in un colpo solo. Pum pum, manco fossero stati centrati da qualche biathleta in libera uscita a YongPyong. Hirscher e Kristoffersen fuori gara, ma quando mai? E invece sì, Marcel nella prima e Henrik nella seconda, i due fenomeni dello slalom si sono fatti da parte, lasciando pista libera, per una volta, agli altri.
Ne hanno approfittato in tanti, meglio di tutti Andre Myhrer, 35 anni, Ramon Zenhausern e Michael Matt, Svezia, Svizzera e Austria sul podio. Alle loro spalle un terzetto francese guidato dal campione del mondo juniores Clement Noel, dove Noel è un cognome di cui sentiremo senz'altro parlare in futuro, poi Pinturault e Muffat. In classifica troviamo poi un altro nome nuovo, lo svedese Jakobsen e ancora uno svizzero, un inglese, un norvegese, un altro austriaco e oh finalmente! Manfred Moelgg. Che era quarto a metà gara, lì, vicinissimo, ma poi Disastro.
Stefano Gross, con la giustificazione dell'infortunio patito due giorni fa, non ha potuto far altro che arrivare al traguardo, dolorante. Gli altri due, Tonetti e Vinatzer, fuori già nella prima manche di questo slalom che ha visto in classifica meno della metà degli iscritti e solo una ventina di quelli buoni, nel senso che i cinesi, gli armeni e i lituani non fanno statistica, scendono come turisti, si beccano 20 secondi e sono contenti. Ma insomma, inutile girarci ancora attorno, le gare dello sci alpino si sono concluse e, come a St. Moritz un anno fa, i nostri uomini sono rimasti a secco di medaglie.
Fa male, soprattutto dopo giornate come quella di oggi, un'occasione irripetibile. Ci hanno provato, inutile negarlo. Ci provano sempre, e sbagliare ci sta, quindi togliamo un attimo dal banco degli imputati Tonetti e Vinatzer. Gross come detto aveva la giustifica, resta Moelgg. Che finché parte davanti, con i primi numeri, fa sempre il tempo, ma quando gli tocca scendere su pista un pelo rovinata fa emergere qualche limite. Ma il problema non è Moelgg, grande atleta, grande persona, già sul podio mondiale tre volte in carriera. Il problema è quel buco generazionale che l'Italia non ha saputo riempire, in slalom soprattutto, ma non solo. Nei nati anni Ottanta ci salviamo ancora, Moelgg e Fill sono del 1982, Innerhofer 1984, Gross 1986, Paris e Tonetti 1989. Poi? Ecco un De Aliprandini 1990, Buzzi 1994, ma basta, ci si ferma lì. Qui in Corea c'è Alex Vinatzer, classe 1999, un gran talento, medaglia d'argento ai Mondiali juniores proprio dietro al Noel ieri quarto. Era il caso di portarlo solo per fargli fare esperienza? Di correre il rischio di bruciarne il talento, bollandolo per sempre come «cocco» convocato all'Olimpiade senza aver fatto risultati in coppa del mondo?
Il capo degli allenatori Max Carca non si nasconde: «Abbiamo fallito, il
bilancio è negativo, pur con un 4° e un 6° posto in discesa non siamo alla sufficienza». Il confronto con la squadra femminile e le sue due medaglie lascia il tempo che trova, è su altro che bisogna lavorare. Chissà chi lo sa?
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