Lukaku e i suoi gregari. Così per l'Inter di Conte può essere vera svolta

Il fenomeno belga, ma anche gli "italiani". Da Gagliardini a Darmian, i rivalutati

Lukaku e i suoi gregari. Così per l'Inter di Conte può essere vera svolta

«Se non sei squadra vera, da un punto di vista tattico, di carattere e della voglia, non vieni qui a vincere, specie in questo momento». Parole e musica di Antonio Conte dopo il successo al Borussia Park. Difficile dargli torto. Nonostante tutti i difetti palesati in questo avvio di stagione e la perdurante pazzia di una squadra incapace di giocare partite normali e votata alla sofferenza, anche gratuita, qualcosa sembra davvero cambiata. Prendiamo il primo gol: Gagliardini suggerisce e Darmian conclude per l'1-0. Chi l'avrebbe detto? Uno costantemente criticato e nel mirino come Gagliardini che serve l'assist per uno arrivato tra lo scetticismo che zitto zitto ha al momento soffiato il posto al celebratissimo Hakimi. Rete simbolica, che significa la rivincita dei gregari. Una squadra dove tutti sono utili ma nessuno (anzi, uno forse sì) è indispensabile.

Già perché dalla sconfitta con il Real Madrid a San Siro sembra scoccata la scintilla. La voce dello spogliatoio racconta di un confronto e di un patto tra giocatori e tecnico e i risultati si sono visti, al di là del risultato stesso. Sia col Sassuolo che col Borussia si è vista una squadra compatta, unita, in cui ogni giocatore si sacrifica per il compagno. «Quando hanno questo spirito, voglia di aiutarsi, diventiamo un problema per le altre», spiega Conte. Ma in più, in questo momento in casa Inter in cui tutti sembravano davvero esserci di testa, con la giusta attenzione e la corretta concentrazione. Ok, non tutto è girato alla perfezione, e senza il var adesso si commenterebbe una disfatta e un'eliminazione bruciante. Ma, come si dice, la fortuna aiuta gli audaci e quest'Inter un po' di buona sorte se l'è meritata.

Non è stata fortuna ma intuizione invece puntare forte su Romelu Lukaku. Il belga segna e trascina la squadra, in campionato come in coppa. Probabilmente l'unico davvero imprescindibile anche se lui fa professione di modestia e si definisce solo «uno dei 25». Insomma. Se non bastasse l'occhio nudo, per big Rom parlano i numeri. Con la doppietta al Borussia è arrivato a quota 18 reti nelle ultime 18 presenze tra Inter e Belgio. È stata la dodicesima doppietta con la maglia dell'Inter, già la quarta da inizio stagione. E in Europa nelle ultime due stagioni ha messo a segno già 12 gol, dietro solo a due macchine da gol come Lewandowski che è a quota 18 e il baby prodigio Haaland a 16. È soprattutto merito suo se l'Inter può ancora sognare di avere un futuro in Champions League, a patto di vincere con lo Shakhtar e sperare che Real e Borussia non pareggino.

Ma l'ultima Inter, quella vista nelle ultime due settimane sembra diversa nel suo insieme. Giocando così, la banda Conte può fare l'impresa in Europa dopo aver sprecato tanto e può far paura alle rivali in campionato. A patto di saper gestire la pazzia.

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