Montezemolo e la sua Rossa che comanda in Formula 1

Questa F1 che in fondo altro non è che la sua Ferrari allargata e sparsa nel Circus

Montezemolo e la sua Rossa che comanda in Formula 1
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Nostalgia. Dieci anni. Tanti ne sono trascorsi dall'ultima volta di Luca di Montezemolo nel Circus. Mondiali piloti Ferrari oggi? Gli stessi di allora, i soliti 15. Mondiali costruttori Ferrari? Idem come sopra, sempre 16. Dalla sua uscita non è cambiato nulla a Maranello, zeru titoli. Sono rimasti quelli che il presidente aveva messo in bacheca quando, nel week end del Gp di Monza del 2014, Sergio Marchionne lo licenziò mezzo stampa perché non esiste «che la Ferrari non vinca da sei anni il mondiale».

Nostalgia. Quella provocata nel vederlo sventolare la bandiera a scacchi mentre la McLaren di Piastri tagliava il traguardo. McLaren papaya figlia di quella contro cui - pilota Hamilton - la sua Rossa vinse l'ultimo titolo con Raikkonen, era il 2007; ed erede di quella, sempre con Hamilton, contro cui la sua Rossa perse all'ultimo giro il mondiale del 2008. Nostalgia. Nel vedere quella giacca di sartoria blu, la camicia bianca con il colletto aperto, i capelli al vento e la passione di sempre farsi largo tra le rughe mentre sventolava la bandiera, sì, ai piloti in pista ma, idealmente, a questa F1 che in fondo altro non è che la sua Ferrari allargata e sparsa nel Circus. La sua gente è infatti ovunque: nei nomi e le abilità degli uomini che ora popolano e governano la F1. C'è Andrea Stella, un tempo ingegnere di macchina di Schumi e adesso team principal della vincente McLaren papaya; c'è Mattia Binotto, ex suo capo motori, al comando della Sauber F1 e dello sbarco Audi nel Circus; c'è Stefano Domenicali, un tempo suo ds e team principal e oggi boss di una F1 in continua espansione.

C'è Nick Tombazis, direttore tecnico Fia-F1 ma ex aerodinamico e poi capo progettista del Cavallino; e c'era Jean Todt, dopo 12 anni da presidente Fia ora si dedica ad altro, ma ha plasmato le regole moderne di questo sport. Era il boss della Ferrari dei titoli a raffica di Schumi. Quella Rossa che i diversamente giovani rimpiangono e i giovani non hanno mai conosciuto.

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