Morsa italiana sull'Inghilterra. Berrettini "copia" la Nazionale

Nel giorno in cui cade re Roger, il romano in semifinale: a Wimbledon c'era riuscito solo Pietrangeli 61 anni fa

Morsa italiana sull'Inghilterra. Berrettini "copia" la Nazionale

La luce del tramonto ha reso più struggente il cambio della guardia. Mentre il Re usciva dal Campo Centrale curvo, salutando la folla nel suo Sunset Boulevard personale, nell'arena pochi metri più in là il nuovo che avanza entrava definitivamente nel tennis. E non è un caso, di questi tempi, che avesse la faccia pulita di un italiano.

Matteo Berrettini è in semifinale a Wimbledon, in un cielo di Londra che in questi giorni è sempre più blu. Da Wembley a Church Road la strada va in parallelo, 61 anni dopo la semifinale di Nicola Pietrangeli, l'uomo che disse che per un tennista entrare nel Center Court più famoso del mondo è come per un pugile salire sul ring al Madison Square Garden: ti tremano le gambe. Capiterà, forse, domani a Matteo. Ma forse no. E Nicola sarà in fondo felice che proprio il ragazzo romano abbia tolto la polvere dagli annali della storia con il 6-3, 5-7, 7-5, 6-3 contro Auger Aliassime: «È una sensazione pazzesca, abbiamo giocato una grande partita ed è il mio migliore amico. Con Felix ci siamo conosciuti bene in Australia durante la quarantena, le nostre fidanzate sono cugine: non è facile quando ci incontriamo. Hurkacz? Sarà la prima volta per entrambi, ma ho fiducia...».

Mentre insomma Roger Federer chiudeva forse per l'ultima volta il cancello del suo giardino personale, dopo aver perso in tre set (non capitava da 19 anni) e con un 6-0 nel terzo set (non è successo praticamente mai), Matteo insomma ha sciolto il braccio un po' inceppato dall'emozione, anestetizzando i consigli di Toni Nadal all'angolo del canadese. E allora ecco Berrettini in semifinale a Wimbledon, la sua seconda in uno Slam: non è un sogno, se non lo stesso dell'Italia di Mancini che qualche chilometro più in là si giocherà il titolo questa domenica. Il giorno, diciamolo piano, della finale sull'erba più dolce.

Forse a questo punto - osiamo? - è davvero lui l'unica risposta possibile al dominio di Novak Djokovic, che sembra davvero essere l'inevitabile vincitore del torneo. E chissà: il tennis a volte racconta storie strane. Per esempio nel 1960 a Pietrangeli toccò un altro Re, ovvero Rod Laver. E finì battuto per un soffio, 6-4 al quinto set. Matteo invece avrà Hubert Hurkacz, il polacco che ha appunto spento il sogno impossibile di Roger Federer: arrivare a 40 anni e non sentirli. Troppi 15 anni in meno, soprattutto quando trovi un avversario caldissimo in una stagione in cui ha conquistato Miami battendo Sinner in finale. Insomma: è forse finita qui la leggenda del Santo Giocatore?

Non lo sa neanche Roger: «Se è il mio ultimo Wimbledon, non ho certezze. Il mio obbiettivo resta sempre tornare qui e ce l'ho fatta anche quest'anno, e per questo sono proprio felice».

Si sa, è difficile percorrere quel viale verso il tramonto, però le lacrime dei fan che lo hanno accompagnato all'uscita del campo (con gli applausi commossi del suo avversario) hanno messo un solco nel giardino di Sua Maestà. Lo stesso sul quale è spuntata un'alba colorata di azzurro.

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