Prima o poi a casa ci tornano tutti. I motivi sono vari, per esempio che altrove proprio non si poteva resistere più. Ed è insomma quello che ha fatto Romelu Lukaku per mollare Londra e vestire di nuovo la maglia dell'Inter. Negli ultimi anni tuttavia questa moda di rientrare in Serie A dopo una più o meno brutta esperienza all'estero è diventata sempre più frequente.
Il belga è solo l'ultimo esempio di un ritorno dovuto più che altro a una crisi di rigetto da parte dell'ambiente che avrebbe dovuto accoglierlo, nello specifico il Chelsea e la Premier League, che l'hanno rimbalzato come nemmeno nelle discoteche più chic.
E sempre contro i Blues aveva finito per schiantarsi, una ventina di anni fa, una sorta di precursore di questa tendenza: Adrian Mutu. Il romeno se ne andò da re, pagato 22,5 milioni, e tornò quasi di nascosto, nel 2005, ripescato dalla Juventus mentre a Londra si era perso in mezzo a una positività alla cocaina e al successivo licenziamento con tanto di richiesta danni da parte del Chelsea.
I due casi più clamorosi, forse, di rientro all'ovile con un basso profilo dopo un addio in grande stile sono stati due Palloni d'Oro milanisti come Andriy Shevchenko e Kakà. L'ucraino nel 2006 salutò per 44 milioni, ma al Chelsea (di nuovo) si trovò malissimo. Lo Sheva che si sarebbe rivisto in rossonero tre anni dopo sembrava il suo cugino scarso, metteva quasi tenerezza. Più o meno sulla stessa lunghezza d'onda Kakà, la cessione più remunerativa nella storia del Milan coi suoi 67 milioni di euro: prometteva fuoco e fiamme al Real Madrid, ma i blancos dopo 4 stagioni contraddittorie lo rispedirono indietro addirittura gratis.
In realtà si potrebbe fare una sorta di formazione con tutti questi giocatori rientrati dalla finestra, quasi di nascosto. Qualcuno è ancora in quella Serie A che aveva lasciato tra i rimpianti dei tifosi, mentre ora è il giardino di casa di riserva dopo aver fallito a un livello più alto. Gente come Felipe Anderson, tornato alla Lazio dopo il flop al West Ham, o Keita e Strootman del Cagliari, ceduti a peso d'oro dalle loro squadre all'epoca e svalutatisi molto in fretta, tanto da non riuscire più a fare la differenza nemmeno da noi. E come loro anche gli interisti Sanchez e Vidal, che insomma sono lontani parenti dei fenomeni ammirati in passato, prima che venissero venduti al Barcellona o al Bayern Monaco. O Piatek, che per ritrovare un minimo il sorriso dopo il periodaccio all'Hertha Berlino è dovuto tornare in Italia, alla Fiorentina. Sempre in attesa, chissà, che si riveda in A anche Paul Pogba.
Non era andato all'estero, invece, Leonardo Bonucci, che dalla Juve
andò al Milan nel 2017 risultando un acquisto totalmente sbagliato per i rossoneri. Una stagione sola prima del ritorno in bianconero, perché a volte non serve fare migliaia di chilometri per capire di non essere a casa.
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