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Napoli, la forza oltre i numeri. Servirà la testa nelle difficoltà

Da evitare le solite le zavorre ideologiche ai primi problemi. E dopo la sosta il trittico della verità con Roma, City e Inter

Napoli, la forza oltre i numeri. Servirà la testa nelle difficoltà

Il Napoli è l'ottava squadra, nella storia del campionato, a vincere le prime sette partite. Cinque volte su sette l'autore di questo filotto ha anche conquistato lo scudetto. La squadra di Maurizio Sarri colleziona record, ma i più importanti sono le 12 vittorie consecutive, 5 nel 2016-2017 unite alle 7 attuali e i 19 risultati utili consecutivi, 12 fino a maggio. Il Napoli ha ripreso da dove aveva lasciato, come se non ci fosse stata questa lunga estate di mezzo. Più dei 25 gol in 7 partite, almeno tre alla volta, più del capitano Marek Hamsik a un gol da Diego el pibe de oro Maradona. Il Napoli gioca a memoria e ha portato in questa stagione la spettacolare baldanza del girone di ritorno. Il suo primato è spettacolare non solo per questi numeri e per il gioco verticale e aggressivo, ma perché le altre squadre, a cominciare dalla Juventus, vanno tutte meglio di un anno fa. Madama ha un punto in più, l'Inter, che era partita malissimo, ne ha 8. Tutte avanzano, ma il Napoli di più.

Arrigo Sacchi ha rivelato di aver suggerito Sarri a Silvio Berlusconi, ma questo preferì rivolgersi a Sinisa Mihajlovic. Meglio per Sarri. Il Milan degli ultimi anni, completamente interizzato ha divorato un allenatore via l'altro. E poi la sanguigna schiettezza dell'ex impiegato della Banca Toscana (che si arrabbia se si nomina il suo passato lavoro, chissà perché) si è adattata meglio a Napoli città, dove, forse non per caso, è nato. Il suo karma era intrecciato al San Paolo. Il Napoli è, per ora, la dimostrazione di due famosi assiomi del football: 1) squadra che vince non si cambia; 2) i migliori devono giocare. Maurizio Sarri è l'unico allenatore con cui i giornalisti ossessionati dalla formazione - anzi dall'azzeccare la formazione - non devono vendere l'anima al diavolo. Questa è, ovviamente, la sua forza. Ma non è detto che, come si potrebbe pensare, sia anche la sua debolezza. Tutti ci domandiamo se potrà mantenere questo ritmo elettrificato per tutta la stagione e su tutti gli obbiettivi. Il suo punto debole si manifesta quando l'eretismo podistico, come Brera battezzò il gioco del Milan di Sacchi, viene meno. In retroguardia il Napoli non è irresistibile. Ma è una domanda oziosa. Squadra che vince non si cambia. E, per ora, non si stanca. Domenica, contro il Cagliari, c'erano quelli che avevano terminato il campionato 2016-2017. Per gli altri ci sarà spazio quando (e se) i titolari saranno stanchi.

Non è da un punto di vista fisico che il Napoli si deve preoccupare. Piuttosto quando (e se) la squadra incapperà in uno o più risultati negativi. Magari va dritto fino a maggio, senza fermate.

Però, nel caso siano previste, la vera maturità, da Grande, la dovrà dimostrare nel ricominciare senza traumi, senza alibi. Le zavorre ideologiche del passato vanno lasciate fuoribordo.

Quel senso di persecuzione che ogni tanto saltava fuori a giustificare le sconfitte, quella marginalità elevata a cifra stilistica, quella rassegnazione che scattava con i primi problemi. Dopo la sosta, Roma, Manchester City e Inter diranno se i numeri sono vuoti o hanno qualcosa dentro.

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