
Un ex Inter irrompe nella lotta scudetto e tiene vivo il sogno napoletano. Due assist e un gol, mai visto un Lukaku così da queste parti, in pratica fa tutto lui contro l'Empoli, rialzando un Napoli contratto, impreciso, pasticcione e perché no, bruttino per un tempo che trasmette l'idea di essere stanco, forse non lo è nelle gambe ma nella testa sì. Soffre nei 45' iniziali contro un avversario privo di otto titolari, che non bilanciano per niente le assenze di Di Lorenzo e Anguissa dall'altra parte perché dovrebbe esserci ben altra differenza di passo e di tecnica tra i protagonisti in campo ma agli azzurri deve aver preso la sindrome del braccino corto: giocano per la seconda volta di fila 48 ore dopo la capolista e avvertono la tensione, perché non aggrediscono i toscani, li subiscono dal fischio d'inizio, impiegando un quarto d'ora prima di imporre il proprio palleggio nella metà campo avversaria, dopo però aver rischiato su un paio di incursioni di Pezzella e sulla conclusione di Fazzini. Il Napoli è monotematico, perché a sinistra Neres non punge e allora solita palla lunga a Lukaku che alla prima occasione contribuisce a buttare giù il castello difensivo empolese: delizioso il filtrante del belga che mette McTominay in condizione di andarsene palla al piede e incrociare con un destro vincente da fuori area. La partita si fa più ariosa, gli ospiti pressano bene, Gyasi va vicino al pari così come Neres e Lukaku sfiorano il raddoppio, Esposito prova a sorprendere Meret con il colpo della serata, il portiere fa in tempo a recuperare.
È Lukaku che Conte abbraccia dopo i gol e gli assist, è Romelu che l'allenatore catechizza al ritorno in campo: coincidenza o no, il bomber cambia posizione, non più spalle alla porta ma frontale, è così che si ritrova il pallone sul sinistro in piena
area e segna, è così che guarda negli occhi McTominay che di testa firma la prima doppietta italiana. E potrebbe fare addirittura tripletta se il suo rasoterra non venisse respinto dal palo, su assist di Lukaku ovviamente.
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