Al giro di boa si fanno i primi bilanci. La Nba scollina le 41 partite, metà stagione regolare, e nel giorno del Martin Luther King Day (con quasi tutte le squadre impegnate sul parquet) si possono tirare le somme parziali della stagione. «The west is the best» cantava nel 1966 Jim Morrison in «The End», uno dei pezzi migliori dei Doors. E anche nel basket a stelle e strisce la Western Conference attuale è di gran lunga superiore alla Eastern, come livello medio, come gioco sviluppato dalle squadre, come qualità assoluta. Ma poi, all'atto finale di giugno, arriveranno una squadra di qua e una di là e la sorpresa è sempre dietro l'angolo.
Partiamo dall'Ovest. I Golden State Warriors sono al numero uno. La squadra di Steve Kerr ha trovato equilibri insospettabili e una chimica pazzesca da cui discende il miglior record della lega: 32 vinte e 6 perse. Non solo gli Splash brothers, Curry e Thompson, ma un sistema di gioco che funziona, eccome. Il vero punto di forza sono i gregari: Green e Barnes, con un pacchetto di lunghi intercambiabili e sempre decisivi (Speights, Lee, Bogut ed Ezeli). Dietro alla squadra della baia di San Francisco, prossima al trasferimento, regna l'equilibrio. Al momento in seconda posizione ci sono i Portland Trail Blazers della coppia play-pivot Lillard-Aldridge. Seguiti dai Memphis Grizzlies delle torri gemelle Gasol-Randolph e della difesa assassina orchestrata da Conley e Allen. Quindi una coppia di texane. Dallas Mavericks e Houston Rockets: i primi hanno aggiunto Rondo in cabina di regia per provare a sfruttare l'ultimo anno stellare di Nowitzki, i secondi hanno pescato Josh Smith da Detroit per completare il terzetto atomico in attacco con il Barba Harden e Superman Howard. Sesto posto per i Los Angeles Clippers di Paul e Griffin a cui sembra sempre mancare il classico centesimo per fare un dollaro. Settima piazza per i campioni in carica dei San Antonio Spurs frenati finora da una valanga di infortuni e dalla cautela di coach Popovich nello spremere i suoi vecchietti terribili (Parker, Dunca e Ginobili). L'ultima piazza è dei Phoenix Suns dell'artiglieria leggera Bledsoe, Dragic, Thomas. In risalita, dopo aver recuperato Durant e Westbrook e aver aggiunto Waiters, gli Oklahoma City Thunder che per i playoff sono temibili. E qualche chance ancora pure per i New Orleans Pelicans del futuro Mvp Anthony Davis.
A Est i dominatori incontrastati sono gli Atlanta Hawks di coach Mike Budenholzer. L'ex assistente di Popovich agli Spurs ha trapiantato la cultura dei campioni (complice anche un altro sperone come Danny Ferry nel ruolo di gm) in una franchigia che non ha mai brillato e che è anche in vendita per le accuse di razzismo a Bruce Levenson. Ma Atlanta vola: i lunghi, Millsap e Horford, sono atipici e velenosissimi. Korver il miglior tiratore da tre della lega. E dalla panchina si alza un difensore doc come lo svizzero Sefolosha, strappato in estate ai Thunder. Alle loro spalle i Washington Wizards della coppia di guardie delle meraviglie, Wall e Beal, che con l'esperienza e il killer instinct di Pierce sognano in grande. Perdono qualche colpo i Toronto Raptors, col fiato corto dopo un inizio travolgente, e al quarto posto avanzano silenziosi ma inesorabili i Chicago Bulls. Butler è la rivelazione della stagione, Gasol resta un califfo, Noah una garanzia, la vittoria a Est può essere loro se Derrick Rose riuscirà a eccellere come in passato. Quinto posto per la rivelazione Milwaukee Bucks. La banda di giovanotti terribili di Jason Kidd gioca un basket veloce e frizzante e il greco volante, Antetokounmpo, sta iniziando a rivoluzionare il gioco e a impressionare gli avversari. E (finalmente) ecco anche i Cleveland Cavaliers di LeBron James che finora stanno sorprendendo in negativo.
Se coach David Blatt riuscirà a spremere un po' di difesa dai suoi, però, a Est possono essere dolori per tutti. Irving e Love non li ha nessun altro e ora con Smith e Shumpert giunti dai Knicks il roster è davvero di primissima fascia. Le posizioni di rincalzo attualmente sono per i Miami Heat, orfani proprio di James, che Wade e Bosh non riescono a spingere più in alto, causa età e acciacchi, e i Brooklyn Nets, oggettivamente non brillanti.
In ottica play off spenderemmo un nichelino sui Detroit Pistons rivitalizzati da Van Gundey dopo una partenza choc. Senza Josh Smith i due lunghi Monroe e Drummond funzionano, eccome. Jennings è tornato una bocca da fuoco e la squadra vola.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.