È un duello antico che torna a proporsi a distanza di quattordici anni. Max Biaggi contro Valentino Rossi. Sotto vesti diverse e con altre età addosso. Un duello che ha la forza di regalarci la sensazione morbida e avvolgente di un magico disco in vinile che riprende a suonare mentre tutt'attorno ci sbattono addosso le frequenze piatte e metalliche della musica liquida. Perché tanto è oggi fredda e mastina la rivalità fra Marquez e Lorenzo e Dovizioso e persino Rossi quarantenne, tanto era stata calda e orgogliosa quella tra questi due nostri grandi campioni.
Max, era il caso di rimettere sul piatto quel disco in vinile? Da piloti a proprietari di un team, sempre di rivalità si tratta.
«Credimi, non ho proprio pensato a questo aspetto. E se dovesse crearsi rivalità, sarà solo conseguenza del buon lavoro fatto in pista. Perché come Sterilgarda Max Racing Team abbiamo deciso di entrare nel motomondiale con l'obiettivo, passo dopo passo, di arrivare al top, chissà, magari anche alla MotoGp. Certo, in Moto3 c'è già da alcuni anni la squadra di Valentino ma i migliori sono altri. Il team da battere non è quello di Rossi, bensì di Gresini con la Honda. E per noi con moto Ktm sono loro il punto di riferimento e l'obiettivo. Soprattutto, lo è la Honda che vince sempre tanto. Per cui, intanto, pensiamo ad entrare nel gruppo dei migliori; anche perché non sarà semplice».
Tormentone Biaggi-Rossi a parte, c'è l'impegno di una squadra. Ma chi te l'ha fatto fare?
«La voglia di adrenalina, il desiderio di confrontarmi con i migliori. Dopo tre anni di apprendistato nei campionati italiano e spagnolo, ho pensato che la squadra fosse pronta».
Paragone calcistico: il tuo sarà più un ruolo da presidente o da allenatore?
«Presidente. Però, viste tutte le polemiche in cui spesso i patron vengono coinvolti, diciamo un presidente che ha praticato lo sport in questione e lo conosce molto bene. Anche perché voglio far crescere i giovani».
Come lo spagnolo Aron Canet.
«Pur avendo solo 20 anni ha già molta esperienza, però è il primo a sapere che deve ancora imparare; per esempio a gestire meglio la gara. Per farlo, dovremo essere pronti a dargli tutto ciò che fin qui gli era mancato».
Parli di giovani, ma c'è un vecchietto che corre in MotoGp. Vale ha 40 anni. Tu hai vinto il titolo Sbk a 39 e bissato a 41.
«Per questo gli dico che alla sua età si può fare tutto, di non pensare mai che sia impossibile. In bocca al lupo, Vale».
Tornando al tuo team, se un giorno arrivasse un pilota pignolo ed esigente e, come dire... esasperante come te?
«Ne sarei solo felice, perché quelle sono doti per un pilota. Ben vengano in squadra ragazzi precisi, accurati, attenti ai dettagli. Oggi il talento da solo non basta più. La meticolosità diventa un importante valore aggiunto».
Forse scordi i livelli a cui eri arrivato...
«Sì, ero maniacale. Curavo ogni aspetto, volevo sempre il doppio controllo, solo così mi sentivo sicuro delle scelte. Me lo imponevo io. Ai miei tempi comportarsi in questo modo era un approccio nuovo. Mi consentivano di farlo solo perché si erano accorti che i risultati arrivavano. Altrimenti avrebbero detto questo è pazzo, via, cambiamolo».
Tutto bello a parole, però saprai essere paziente con un giovane Biaggi maniacale?
«Sì, anche perché spero di trovarlo. Vedo che sempre più giovani piloti tengono sotto controllo in modo ossessivo la telemetria e usano i computer. La voglia di apprendere e di utilizzare al meglio le tecnologie per migliorare le prestazioni è cresciuta in tutti».
E se in squadra ti trovassi un giovane Valentino Rossi?
«Un giovane Biaggi e un giovane Rossi? Che meraviglia! Li metterei tutti e due sotto contratto e avrei il mio dream team».
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