La Croazia è a fine ciclo. Questa Croazia, naturalmente, poggiata sulle membra stanche di Modric, Pallone d'oro, e su altri esponenti un po' datati, forse imborghesiti da qualche ricco contratto arabo. Lo certifica anche Zvone Boban che non è soltanto croato di passaporto, ma di quella orgogliosa popolazione conosce alla perfezione i pregi. L'Italia di Spalletti è soltanto ai primi, incerti passi verso un destino che forse non cambierà granché tra 24 ore e che avrà bisogno di sostanziose dosi di talento nei prossimi anni per tornare ai livelli rappresentati dalle 4 stelle mondiali che gli azzurri portano sul petto. Proprio questa differenza, scandita dalla carta d'identità, deve guidare il club Italia durante la sfida di questa sera con la Croazia senza dimenticare i rischi da affrontare, rappresentati dalla possibilità di un colpo di coda di quella squadra, già in passato capace di rialzarsi dinanzi agli snodi decisivi. Ma il diverso orizzonte è la fonte principale di ispirazione per gli azzurri scelti dal ct Spalletti, che di sicuro non ha alcuna intenzione di smentire le proprie idee, il proprio calcio d'autore, la propria carriera. E allora c'è una sola strada da battere. E cioè quella di non lasciarsi condizionare dai ragionieri del giorno prima, dai calcoli sulle possibilità di qualificazione che si schiuderebbero in caso di pareggio, magari anche stentato. No: chi ragiona con questa mentalità sparagnina è già sulla scaletta dell'aereo che riporterà indietro il gruppo da Lipsia prima allo scalo di Milano e poi a quello di Roma.
Chi invece ha voglia di investire qualcosa di importante sul proprio futuro deve puntare, con tutte le forze a disposizione, al di là del sistema di gioco e delle scelte fatte, al successo pieno sulla Croazia non solo per ricacciare indietro le ombre inquietanti della sconfitta con la Spagna. C'è la possibilità, in questo virtuoso caso, di riguadagnare il credito e il tasso di autostima smarriti per compiere un altro pezzo di strada dell'Europeo.
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