Prima del sospiratissimo via libera, c'è un altro macigno da sollevare lungo la strada della riapertura del campionato di serie A. L'ultima disputa tra il ministro Spadafora e il calcio italiano è sulla trasmissione in chiaro dei gol. Per il titolare del dicastero è diventato un punto fondamentale, ancor più decisivo rispetto ai famosi protocolli e alle linee guida per garantire lo svolgimento in sicurezza delle partite, gli argomenti preferiti nelle settimane precedenti. Secondo indiscrezioni provenienti da palazzo Chigi non è escluso che Spadafora si presenti al vertice di domani con una bozza del decreto stilato per superare i paletti della legge Melandri che vieta la trasmissione in chiaro, negando quindi tali diritti nella disponibilità della Lega di serie A. Tra i motivi addotti a favore di tale iniziativa è l'esempio inglese, dove però tale trasmissione è consentita solo per le partite inserite nel blocco valido per l'estero.
Tale clima ha in qualche modo influenzato il consiglio direttivo della Lega che si è svolto ieri pomeriggio in video-conferenza. In questa occasione è stata rigettata la proposta di Sky di sedersi al tavolo del negoziato (soluzione che piace tanto al presidente del Coni Malagò) per discutere di uno sconto sull'ultima rata del contratto (230 milioni complessivi). Non solo, ma è ferma intenzione di numerosi presidenti di club avviare già oggi le pratiche per il decreto d'ingiunzione da spedire solo a Sky non a Dazn e Img. Tra l'altro l'eventuale provvedimento del governo sul tema non metterebbe al riparo dalla quantità di dispute degli abbonati Sky che hanno pagato l'abbonamento per ricevere il pacchetto delle partite, oltre che diretta gol. Per sorvolare sulla reazione che, dinanzi alla possibilità di avere a disposizione i diritti in chiaro, arriveranno da Mediaset e Rai. Per tradurre e sintetizzare: siamo alla guerra delle tv scatenata da Spadafora.
A questo proposito, il consiglio della Lega di serie A (assente il rappresentante dell'Udinese, dimesso) ha convocato d'urgenza l'assemblea delle società che dovrà deliberare 24 ore dopo il summit con Spadafora. E per evitare di ferire la suscettibilità del ministro sulla data della riapertura, è stato rinviato a quella occasione ogni decisione ufficiale in merito. Gli uffici del presidente Dal Pino hanno comunque lavorato al format da applicare e che prevede l'ipotesi di partire con la coppa Italia e/o con i recuperi (Atalanta-Sassuolo, Verona-Cagliari, Inter-Samp e Torino-Parma) facendo slittare al turno successivo l'inizio della giornata vera e propria. Anche qui è nata una seconda disputa a proposito degli orari delle diverse partite nei mesi estivi, quindi con temperature molto elevate. L'intervento di Calcagno, vicepresidente dell'Aic, ha aperto la questione: «No a partite prima delle 18.15» la richiesta del vice di Tommasi con la contestuale cancellazione dell'ipotesi della partita alle 16.30. Accogliendo parzialmente la richiesta, lo schema previsto dall'ufficio milanese prevede tre orari: la prima alle 17, la seconda alle 19.15 e la terza alle 21.30 che significa chiudere la serata dopo le 23.
Torneremo alle notti magiche di Italia '90 ma non mancano gli ostacoli a sorpresa. Ultimo quello del Cts che ha chiarito: «In caso di positività, la quarantena resta di due settimane e non una come ipotizzato negli ultimi giorni».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.