La nuova vita di Captur ha il sapore «premium»

Renault ridisegna e dà più sprint al B-crossover Interni rinnovati. Guida autonoma di 2° livello

Gabriele Villa

Atene Piccole principesse crescono. E sognano di diventare regine. Accade così nelle favole. E, talvolta, anche nel mondo delle auto. Accade così se un'auto si chiama Renault Captur, e quando nacque, nel 2013, diede corpo e vita a un nuovo mercato, quello delle vetture del segmento B-Suv, per esser venduta in ben 1,5 milioni di unità in oltre 90 Paesi, di cui 162 mila esemplari in Italia. Ma, passati gli anni, per farla rimanere sul trono non bastava un «botulino» da carrozzeria o da motore, si doveva pensare a una Captur «rivoluzionaria». Che, nell'anteprima internazionale, ho provato sulle strade greche. Completamente ridisegnata e più «atletica», la definirei ancora più Suv: bella la linea di cintura rialzata che appare ancor più in risalto, se il tetto, spiovente, viene scelto con tinta a contrasto. Le personalizzazioni possibili sono addirittura 90, con tinte bi-tono e altri dettagli interni ed esterni che il cliente può scegliere in abbinamento.

Sulla nuova Captur, più lunga di ben 11 centimetri (ora è 4,23 metri) con un passo pure allungato di 3 centimetri (2,64 metri), spiccano nel frontale i gruppi ottici, full Led con la tipica sagomatura Renault a C, e la stessa forma si ritrova anche posteriormente, dove la zona del portellone è cambiata, mentre i fianchi scolpiti rendono le proporzioni più dinamiche. Rinnovati anche gli interni: addio plastiche dure e un po' troppo spartane e benvenuti materiali morbidissimi, piacevoli da accarezzare, che ricoprono gran parte delle superfici. Il comfort c'è. Con un'ottima insonorizzazione dell'abitacolo e con quel «respiro» che gli 11 centimetri in più hanno trasformato in spazio più generoso per conducente e passeggeri. Ben 81 litri di capienza in più del portabagagli, per un totale di 536 litri, record della categoria e 27 i litri dei vani portaoggetti. Un tocco premium è rappresentato, a mio avviso, dal grande schermo (fino a 9,3 pollici) verticale centrale e tattile che racchiude un po' tutte le icone di infotainment. Orientato verso il conducente è come un grande cellulare, quindi piuttosto semplice e intuitivo da utilizzare.

Alla prova sulle strade greche, impegnato dapprima a «lottare» nel caotico traffico che, dall'aeroporto stringe d'assedio l'extraurbana verso la città e poi lungo la costiera che conduce a Capo Sounio, ho avuto la possibilità di guidare due versioni del medesimo motore di Captur: l'1.3 a benzina da 130 e 155 cv.

Il primo con cambio manuale a 6 rapporti, il secondo con il brillante e nuovissimo automatico doppia frizione Edc a 7 rapporti. Promosso a pieni voti il più potente, mi soffermo sulla 130 cv che, molto probabilmente, sarà la versione preferita dal nostro mercato: il propulsore fluido dà un'idea di affidabilità in ogni situazione assicurando a Captur lo spunto che occorre al momento giusto per uscire dalle situazioni incerte e per scattare nelle ripartenze da fermo e nei sorpassi, dato che i 240 Nm di coppia si fanno apprezzare sin dai bassi regimi.

Per quanto riguarda gli Adas, Captur si presenta con gran parte dei sistemi di ultima generazione che consentono all'auto di venire omologata per la guida autonoma di secondo livello: unica nel suo segmento.

Ampia anche la scelta tra le alimentazioni: tre i propulsori benzina (da 100 a 155 cv) e due i diesel blue dCi (da 95 a 115 cv). Disponibile anche la trasmissione automatica con cambio a doppia frizione Edc. E, novità assoluta, per Captur, il motore Turbo Gpl da 100 cv.

Così come Clio, anche Captur nel primo semestre del 2020 sarà disponibile in una variante elettrificata. Un'ibrida ricaricabile: Captur E-Tech Plug-in di cui avremo modo di scrivere ampiamente. Prezzi a partire da 17.700 euro per la versione «entry level», Tce 100.

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