L'estate più pazza dell'Inter potrebbe convincere Leo Messi a vestire nerazzurro. Ma è un'estate talmente pazza che tutto ancora può succedere: perfino che Messi arrivi, ma che non trovi sulla panchina a dirigerlo Antonio Conte. Insomma: la finale di Europa League di venerdì contro il Siviglia non sarà solo una frontiera tra il tornare a vincere e il restare ancora alla finestra del mondo dei big. Potrebbe essere perfino lo spartiacque tra l'Inter del passato e quella del futuro. L'Inter per cui Zhang Jindong ha investito denaro e prestigio.
In tutto questo Messi rappresenta il colpo definitivo che metterebbe fine alla fase di ricostruzione passata attraverso il fair play finanziario. E la notizia è che l'Inter appunto ci sta provando, nel silenzio surreale che precede la partita di venerdì e che segue la batosta di Champions presa dal Barcellona. Spifferi che arrivano dai partner nerazzurri (gli sponsor sarebbero infatti parte attiva dell'operazione) confermano che la trattativa tra il club e il padre dell'asso argentino è in corso. E che il trasferimento della residenza fiscale a Milano di Jorge Messi (con acquisto di un lussuoso appartamento a testa da parte di padre e figlio e apertura di partita Iva), non sarebbe solo per i vantaggi del fisco italiano. Conferme ovviamente non ce ne sono, però neppure le parole di Beppe Marotta che ha parlato in successione di «utopia», di «fantacalcio» e poi di una cosa «che può succedere solo con un intervento dei padroni», non hanno sminato la bomba di calciomercato. Anche perché «i padroni», cioè Suning, ci stanno lavorando e non da pochi giorni. Ma da mesi.
In pratica: le premesse di uno scenario clamoroso ci sono tutte. Uno scenario da paura (per il Barça) nel quale il licenziamento del Ds Abidal potrebbe essere una mossa per far contento il campione. Intanto però Messi dall'8-2 subito con il Bayern tace, e il da lui odiato presidente blaugrana Bartomeu dice: «Se il giocatore vuole andarsene lo deve dire pubblicamente». Cose già viste. In più ci sarebbe la corte di Guardiola e del ricchissimo Manchester City, anche se Gonzalo Higuain - parlando del suo futuro lontano dalla Juve - ricorda come sia stato duro per lui adattarsi alle botte del calcio inglese: «Non sono riuscito ad ambientarmi in sei mesi. Non so se può farlo Leo, anche se è un giocatore di alto livello è un campionato molto complicato». In pratica: ad oggi solo Messi sa dove Messi giocherà il prossimo anno. «Chiuderà qui la carriera», ha abbozzato ieri Bartomeu. La Milano nerazzurra però è preparata ad accoglierlo. E chiariamo: i soldi non sono un problema.
Poi c'è la questione Conte: l'armonia di questi giorni non nasconde le crepe tra due modi di pensare l'Inter. C'è quella dell'allenatore, capace di rivitalizzare giocatori non di prima fascia teleguidandoli a una finale europea e per il quale il campionato arriva sempre al primo posto. C'è poi quella di Suning, per cui l'Europa è il mondo, Eriksen non è un panchinaro e Messi è il sogno per il successo assoluto. In mezzo un periodo di sfoghi e incomprensioni, crepe tra parte tecnica e dirigenziale, un tregua di facciata che cela una visione che non coincide.
E chissà se potrà coincidere. In pratica: tutto fermo fino a venerdì, ma dopo si saprà se l'estate dell'Inter sarà talmente pazza da essere all'altezza della sua fama. Quella pazzia, per dire, che a Conte non è mai piaciuta.
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