"Piccola vendetta? No, è grande. E fra due anni Alpine da Mondiale"

Il manager dei trionfi di Schumi e Alonso torna per la terza volta in F1. Renault lo mandò via nel 2009. Richiamato dal ceo De Meo

"Piccola vendetta? No, è grande. E fra due anni Alpine da Mondiale"
00:00 00:00

«Una piccola vendetta? No, no, una grande vendetta». Rieccolo. Flavio Briatore riparte con il solito spirito, quello che lo ha fatto vincere nello sport e anche negli affari. L'Alpine, il brand da corsa della Renault, lo ha richiamato in pista per rimettere in sesto una situazione quasi disastrosa. Luca De Meo, il grande capo, il ceo che l'Italia si è lasciato scappare e sta rimettendo a posto la Casa francese, non sapeva più da che parte voltarsi e dopo aver rivoltato un paio di volte la squadra, ha capito che doveva affidarsi a chi la Formula 1 la conosce davvero e così ha richiamato la vecchia volpe del paddock che 14 anni fa era stato cacciato in malo modo dopo lo scandalo del crashgate di Singapore costato un Mondiale alla Ferrari e a Felipe Massa. Per quel caso Briatore era stato radiato, ma poi riammesso nel regno tanto che Stefano Domenicali gli ha affidato il ruolo di Ambassador della Formula 1.

Flavio come ha trovato la Formula 1?

«Migliorata. E non solo perché adesso ci sono gran premi che ai miei tempi non c'erano e l'America ha scoperto quanto sia bello questo sport».

Perché ha deciso di tornare?

«Me lo ha chiesto Luca che è un vero genio dell'automotive, ma aveva bisogno di un aiuto per mettere a posto la Formula 1».

Il comunicato parla di consulente, ma in realtà che cosa farà?

«Non sarò formalmente il team principal, ma avrò carta bianca su tutto, non darò consigli, deciderò io. Mi toccherà ogni decisione».

Un impegno al 100%?

«Totale. Andrò a Enstone due, tre giorni a settimana e a tutti i gran premi. Anzi sono già in pista a Barcellona dove mi hanno telefonato una ventina di ingegneri per dirmi bentornato e proporsi».

Nessun dubbio?

«Non volevo lasciare troppo solo mio figlio che vive con me, ma a settembre andrà a studiare in collegio in Svizzera e quindi sarei stato io a restare da solo».

Enstone la conosce bene.

«L'ho costruita io! È il building dove ho vinto 7 mondiali, ci lavora ancora qualcuno dei miei tempi, anche se non troppi, il tempo passa».

Non per lei verrebbe da dire?

«Per me non passano».

Crede di poter aiutare davvero l'Alpine?

«Lo faccio perché mi sento di farlo, credo di avere l'esperienza per farcela. Non lo faccio per prendermi una rivalsa. Non lo credessi non sarei qui. Datemi un paio di mesi per metterci le mani, per capire e in un paio d'anni questo tornerà ad essere un team vincente, non ce la facevo a vedere messa così male la squadra con cui avevo vinto 7 titoli mondiali con Michael e Fernando».

Tra due anni potrebbe tornare anche Alonso

«Lasciamolo dove è, mi sembra abbastanza preso dalla sua sfida».

Ma come è stato accolto dall'ambiente?

«In Formula 1 ero già tornato grazie a Stefano, avevo ricominciato a frequentarla. Ma certo ora è diverso e ho sentito un certo entusiasmo. Il telefono continua a squillare».

Non saranno tutti contenti.

«Certo, c'è' chi rosica. Chi non mi avrebbe più voluto tra i piedi. Per anni c'è stata tanta invidia e cattiveria nei miei confronti. Invece eccomi qui per la terza volta.

La prima mi mandarono via per lasciare il posto a Rocco Benetton. La seconda per il casino di Singapore. Ma io sono ancora qui».

A 74 anni con la stessa voglia di sempre di lasciare un altro segno. Non sarà facile. Ma quando mai a Briatore sono piaciute le sfide facili?

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica