Il giorno dopo, nel mondo Inter c'è la solita corsa a dire chi ha più colpe e come sempre domina Inzaghi, facile bersaglio dei tifosi e comodo capro espiatorio anche di un club che da tre anni ha smesso di investire, e quando ha speso l'ha fatto male. Conte ha vinto lo scudetto sull'onda di una squadra costruita nelle stagioni precedenti; Inzaghi ha vinto due coppe al primo tentativo, perdendo però l'obiettivo che fa curriculum per meriti altrui e colpe proprie, mentre al secondo - l'attuale stagione - non è mai stato in corsa, già 4 sconfitte a inizio ottobre, dopo 8 giornate di campionato. Ora che sono diventate 10, in 28 partite, a rischio c'è anche l'obiettivo minimo ma indispensabile del quarto posto, con la Lazio che nel frattempo ha preso il volo, l'Atalanta che è tornata in gruppo e la Juventus che sul campo ha finora centrato 9 punti più dell'Inter, un'enormità.
A Inzaghi non fa sconti nessuno e francamente quando alleni l'Inter non puoi chiederne. Ma vogliamo parlare di Lukaku che sbaglia quel gol incredibile a porta sostanzialmente vuota? O di Bastoni che si fa sorprendere di testa da un avversario (Bonaventura) che arriva poco oltre la sua spalla? Perché è dimostrato che Inzaghi non è ancora riuscito a trarre il meglio da Big Rom, però è altrettanto chiaro che il belga è la controfigura anche fisica del giocatore tutta forza e potenza che aveva conquistato Conte e tutti i tifosi dell'Inter. Due anni fa, si fosse ritrovato lanciato spalla a spalla con Castrovilli, l'avrebbe fatto rimbalzare e avrebbe calciato in porta, probabilmente facendo gol. Sabato sera si è fatto battere in velocità dall'avversario, una tristezza.
Pare che ad Appiano, stavolta abbiamo persino evitato i tradizionali faccia a faccia post sconfitta, prima i dirigenti con Inzaghi e poi Inzaghi con i giocatori, che se forse qualche volta si fossero sentiti dire da Marotta che è anche colpa loro, forse sarebbero già usciti dalla comoda ombra dell'allenatore, colpevole sì, ma non unico. Eppure tutti sanno o hanno capito che Inzaghi è arrivato alla fine della sua corsa nerazzurra, mentre i giocatori (proprio Bastoni, per esempio) discutono il rinnovo di contratto, a 6 milioni netti a stagione. O De Vrij a 4. Nessuna possibilità di investimento, ma nemmeno lungimiranza di reclutamento. Il futuro è più fosco di quanto può sembrare, soprattutto se sarà senza Champions.
Stavolta nessun processo, anche perché non ce n'è il tempo.
Già domani sera c'è un'altra sfida capitale, la semifinale di andata contro la Juventus, decisiva solo in caso di sconfitta, perché se anche rivincesse la Coppa Italia, Inzaghi non salverebbe la panchina, ma se dovesse uscire contro i bianconeri e poi magari naufragare la settimana dopo a Lisbona, l'addio potrebbe essere addirittura anticipato.
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